venerdì 5 ottobre 2012

MARCIONE

Marcione (greco: Sinope, 85 c. – Roma, 162) è stato un vescovo e teologo greco antico, fondatore della dottrina cristiana che prende il nome di Marcionismo, considerata eretica dai padri della chiesa. Fu il primo a costituire un canone di scritti ispirati. I suoi insegnamenti furono percepiti come una notevole minaccia dai capi della corrente proto-ortodossa (i "Padri della Chiesa" moderna), in particolare dalla Chiesa di Roma, che poi emerse vittoriosa dalla lotta contro le altre correnti dei primi secoli per essere confermata nel concilio di Nicea. Secondo Marcione esistevano due divinità, il Dio degli Ebrei, autore della Legge e dell'Antico Testamento, e il Dio Padre di Gesù Cristo, che aveva mandato il proprio figlio per salvare gli uomini; solo il Dio padre di gesù era il vero dio da adorare, unico in grado di portare alla salvezza. Per sostenere le proprie dottrine, Marcione raccolse il primo canone cristiano di cui si ha notizia, che comprendeva dieci lettere di Paolo e un vangelo (probabilmente il Vangelo secondo Luca), detto appunto il Vangelo di Marcione, nel quale rigettava completamente la Bibbia ebraica, considerandola ispirata da un dio inferiore. Di certo si sa che ad un certo punto della sua vita si mise in viaggio per l'Asia Minore. Marcione si recò poi a Roma, dove si trovava una delle maggiori comunità cristiane, fece una notevole donazione alla Chiesa romana e fu un membro molto rispettato della comunità romana per diversi anni, fin quando presentò alla comunità la sua idea che il vangelo cristiano fosse qualcosa di totalmente diverso rispetto alla Bibbia ebraica, queste rivelazioni ebbero una pessima accoglienza, e lo costrinsero ad abbandonare la Chiesa di Roma. Marcione non può essere considerato semplicemente uno gnostico in quanto, secondo lui, la salvezza non derivava dalla gnosi, ma dalla Grazia divina. Egli voleva un Cristianesimo puro, non corrotto dall'associazione col Giudaismo. L'Antico Testamento, secondo Marcione, con la sua poca raffinatezza e l'assolutismo del suo Dio, era inconcepibile, e quindi doveva essere accantonato, egli riteneva che il «Dio giusto» dell'Antico Testamento non potesse identificarsi con il Dio, Padre buono e misericordioso di cui parlano i Vangeli. Marcione non potendo tener conto di quei passaggi del Nuovo Testamento che si basavano sul Vecchio, tagliò tutti i testi che erano contrari al suo dogma creando un suo Nuovo Testamento basato su una riduzione del Vangelo secondo Luca ed un Apostolicon contenente dieci epistole di Paolo di Tarso. Nel rigettare l'Ebraismo, Marcione aggiunse che anche gli apostoli, Pietro, Giacomo il Maggiore, e Giovanni avevano tradito la fiducia dei cristiani, chiamandoli "falsi apostoli". Egli creò la sua Chiesa puramente neotestamentaria il più possibile simile alla Chiesa cattolica, intessuta del suo profondo puritanesimo. Secondo Marcione l'Antico Testamento era abbastanza vero, Mosè ed i Profeti sono i messaggeri del Dio inferiore, il Messia ebreo verrà sicuramente a fondare un regno millenario per gli ebrei sulla terra, ma il messia ebreo non ha nulla a che fare con il Cristo figlio del Buon Dio Invisibile, Indescrivibile. Proprio grazie al Cristo, inviato per liberare l'uomo dalla tirannia del suo creatore, il Buon Dio si è rivelato sia al Dio inferiore che ne ignorava l'esistenza, sia alle sue creature. Per quanto coraggiosa e capricciosa, questa manipolazione del testo Evangelico, è comunque una testimonianza lampante che, nei circoli cristiani della prima metà del II secolo, la Divinità di Cristo era un dogma centrale. Per Marcione, tuttavia, Cristo era il Dio Manifestato, non il Dio Incarnato. La sua Cristologia era quella Docetista, che rifiutava la storia dell'infanzia. Questi (Cristo, che non è il Messia atteso dagli ebrei) proclamò la nuova legge d'amore e riscattò l'umanità dal pesante giogo del suo creatore. Marcione, per far comprendere la vita di Cristo, usò la storia dei tre angeli che mangiarono camminarono, e conversarono con Abramo e che tuttavia non avevano un vero corpo umano. Il seguace di Cristo che ha ricevuto il battesimo, per rendersi degno di questa redenzione, dovrà affrancarsi al massimo dalla materia, rinunciando ai beni e ai piaceri terreni, soprattutto al matrimonio che, con la procreazione, continua l'opera del Dio cattivo. La dottrina marcionita ebbe notevole diffusione e si protrasse per diversi secoli, sebbene andasse degenerando e scindendosi in varie sette. L'etica di Marcione era molto severa: prevedeva una rigorosa astinenza alimentare, la proibizione del matrimonio e la preparazione costante al martirio. I nuovi convertiti, se sposati, dovevano immediatamente sciogliere il matrimonio ed abbandonare il coniuge. Marcione battezzava solamente quelli che non vivevano nel matrimonio: vergini, vedove, celibi, ed eunuchi tutti gli altri rimanevano catecumeni. Secondo quanto riportato i seguaci di Marcione digiunavano il sabato per spirito di opposizione al Dio ebreo che fece del sabato un giorno di festa. Il mondo materiale era disprezzato e lo Stato era considerato con indifferenza. La dottrina portante di Marcione era l'opposizione dell'Antico Testamento al Nuovo, e questa dottrina fu ampiamente illustrata nel suo grande (perduto) lavoro, Antitesi, o "Contrasti". Alcuni studiosi ritengono che l'odierno vangelo secondo Luca sia da considerarsi scritto da qualcuno che abbia preso ispirazione dal vangelo di Marcione altri studiosi sostengono esattamente il contrario. Le principali differenze individuate sono le seguenti: Manca l'intero capitolo 1: la prefazione che dice esplicitamente trattarsi di una revisione che la narrazione della nascita del Battista, l'Annunciazione, il Magnificat eD il Benedictus il signore Dio di Israele. Manca l'intero capitolo 2: Nascita e infanzia di Gesù; Dal Capitolo 3 mancano l'invito alla sollevazione del Battista e la genealogia di Gesù; tutti i riferimenti ad Israele ed all'Antico Testamento. Quasi tutto l'ultimo capitolo 24 ed in particolare la narrazione delle apparizioni. Come si vede si tratta di testi che connettono Gesù alla tradizione e storia ebraica e che danno senso politico alla sua azione. I Padri della Chiesa concordano con la tesi di Tertulliano che Marcione modificasse il testo di Luca per adattarlo alle sue tesi. Gli studiosi moderni, invece, tendono ad ipotizzare che il Vangelo di Marcione sia una versione più antica di quello di luca e che sia stato esteso per ridurre le differenze nella predicazione di Pietro e Paolo, coerentemente con il contenuto degli Atti degli Apostoli attribuiti allo stesso Luca.

giovedì 27 settembre 2012

il Cristo non sarebbe veramente morto sulla croce, ma il tutto sarebbe stato un gioco di apparenze:VALENTINO E LA SUA DOTTRINA



E' avvolta nell'incertezza la data nascita di Valentino, collocabile sicuramente prima del 135 D.C., così come non è sicura la sua città natale, che si pensa sia
Cartagine oppure Phrebonis sul delta del Nilo, con sicurezza sappiamo che si trasferi' molto giovane ad Alessandria d'Egitto, dove la tradizione racconta che abbia studiato presso un certo Teudas, che si proclamava diretto discepolo di Paolo di Tarso e che pretendeva di aver appreso da Paolo le rivelazioni segrete fatte all’apostolo direttamente dal Cristo, insegnamenti che pare siano stati poi riportati da Valentino in molti suoi scritti o per lo meno in tutti quelli attribuiti a lui. Il periodo di permanenza nella città di Alessandria è per Valentino molto importante, questa, infatti è la città più feconda culturalmente del vasto impero romano, dove si incontravano la filosofia greca, i culti misterici, varie religioni comprese quelle tradizionali, ciò dava corpo a confronti importanti fra gli aderenti delle diverse religioni. Il culto di cristo, a quanto pare, era agli inizi ed ancora diviso in vari gruppi e varie tradizioni, quando parliamo di cristianesimo, dobbiamo comunque ricordare che con molta probabilità non solo non era un esclusiva dei cristiani romani, ma che questo non ebbe la propria origine a Roma , bensì nel Nord Africa ed in Medio oriente, dove il suo culto stava fiorendo in un crocevia di civiltà e culture diverse, per questo vivere in quelle zone, come Valentino, significava conoscere da vicino i racconti su Cristo e quindi possibilmente conoscere diverse versioni del figlio di Dio in pratica si poteva avere una visione del Cristo meno strumentalizzata e politicizzata. Non ostante Valentino fosse conosciuto come filosofo ed estimatore dei culti misterici e di altre credenze su Gesù non proprio ortodosse, tra il 140 e il 160 circa operò a Roma come diacono sotto papa Igino, e vi rimase fino al pontificato di papa Aniceto, questo dimostra, non solo l'accondiscendenza iniziale di Valentino alla nascente chiesa, ma anche l'estrema flessibilità dottrinale della Chiesa dei primi tempi, e della benevolenza che ebbe nei confronti della filosofia greca e dei misteri egizi. Quello che è certo è che Valentino inizia ad assumere un ruolo sempre più rilevante all'interno delle comunità romana cristiana, tanto da essere prescelto dalla comunità cristiana come Vescovo cosa purtroppo sfumata per motivi a noi sconosciuti, sarà questa una delle motivazioni, Secondo Tertulliano, che lo faranno allontanare dalla Chiesa e intraprendere con decisione la strada gnostica, si crede per la delusione di notare poca correttezza all'interno delle caste sacerdotali. Sempre secondo Tertulliano la prima scomunica che colpì Valentino risale al 143 da parte di Papa Pio I, a cui ne seguiranno molte altre. Sappiamo che attorno al 160 d.c. Valentino lascia Roma, per stabilirsi definitivamente a Cipro circondato dai suoi allievi fino al 175 d.c anno della sua ipotetica morte. I suoi seguaci furono chiamati valentiniani e si definivano cristiani, e come tali partecipavano alle cerimonie e funzioni religiose, con la differenza che al termine delle stesse si riunivano fra loro, per commentare in chiave simbolica gli insegnamenti del Cristo. Purtroppo la dottrina del maestro gnostico e della sua scuola si può ricostruire in parte, si deduce che si basasse da una fusione di elementi neoplatonici, giudaizzanti, cristiani e gnostici. I pochi frammenti di cui siamo in possesso parlano soprattutto della missione operata dal Cristo che venne in terra proprio per mostrare la via del ritorno a Dio e del destino privilegiato dei cosiddetti uomini che riescono a capire la divina via, ossia tutti quelli che conservavano nel loro corpo il seme divino, i frammenti sono troppo pochi per riuscire a stabilire i confini netti tra la dottrina propriamente di Valentino e quella elaborata dalla sua scuola Valentinea.

La struttura della cosmogonia valentiniana, di chiaro stampo greco, egizio ed ermetico, per quanto sia attendibile, può essere ricavata da alcuni scritti di Ireneo da Lione, secondo i quali all'inizio di tutte le cose esisteva l'Essere Primo, Bythos, che dopo ere di silenzio, diede vita al Pleroma (mondo divino), formato da 30 Eoni raggruppati in coppie (sizigie) maschili e femminili. Al vertice di questi Eoni si pone la coppia Abisso e Silenzio, da cui nacquero per emanazione Intelletto e Verità, che a loro volta diedero vita a Logos e Vita, e da questi nacquero Uomo e Chiesa. Poi Logos e Vita emanarono una Decade di Eoni: Profondo e Mescolanza; Sempre giovane e Unione, Autogenerato e Piacere, Immobile e Mistione, Unigenito e Beata. Quindi la coppia Uomo e Chiesa emanò dodici Eoni: Paracleto e Fede, Paterno e Speranza, Materno e Carità, Sempre pensante e Intelligenza, Ecclesiastico e Beatitudine, Desiderio e Sophia. Tutti costoro formavano il Pleroma. L'origine del peccato è attribuito proprio all'ultimo Eone femminile, Sophia, la quale cerca di scrutare l'essere Primo cosa di cui solamente Intelletto ne era capace, essa si sarebbe perduta se il Pleroma non fosse circondato da un limite (oros). Una volta che Limite ebbe reintegrato il mondo divino ed espulso la passione peccaminosa di Sophia dal Pleroma, l'Eone Abisso, insieme all'Eone Intelletto, emise un'altra coppia: Cristo/ Spirito Santo, per portare a perfezione finale il mondo divino. A questo punto tutto il Pleroma emanò l'Eone Gesù, frutto perfetto generato da tutti gli Eoni, insieme a lui furono emanati gli angeli, destinati a far coppia con gli uomini spirituali. Al di fuori del mondo divino, però, Sophia vagava nei luoghi dell'ombra e del vuoto e solo l'intervento della coppia Cristo/Spirito Santo, le dette forma ma non la dotò della stessa conoscenza che aveva dato agli altri Eoni. Essa, quindi, cadde preda del dolore e del disagio e da questi sentimenti nacque la materia, da cui si generò il mondo materiale, ma, vista la generosità di cristo/spirito santo, oltre al dolore, le sopravvenne anche un'altro sentimento, quello dell' amore verso colui che l'aveva vivificata, e proprio per questo sincero sentimento di conversione l'Eone Cristo/Spirito Santo mandò l'Eone Gesù ed i suoi angeli a far conoscere a Sophia la sua vera essenza guarendola dalle passioni, elevandola cioè ad uno stadio di conoscenza superiore.
Gesù, quindi, nasce per disciplinare sophia e purificarla dalle passioni. A questo punto la purificata Sophia decise di dare forma alla sostanza che l'Eone Gesù aveva ricavato dal suo sentimento di conversione, e quindi dette forma al Demiurgo, ovvero il Dio del Vecchio Testamento, il quale, spinto a sua insaputa da sophia che a sua volta fu spinta dall'eone Gesù, crea solo l'aspetto materiale delle cose. Dal Demiurgo nacquero anche il diavolo e la sua corte di angeli malvagi. Il Demiurgo (il creatore del mondo quale lo conosciamo) resta separato dal Pleroma, e crea anche 3 specie di uomini
- materiali: perduti e destinati a dissolversi;
- psichici: hanno bisogno di essere riscattati;
- pneumatici: salvi.
Secondo i valentiniani il Demiurgo generò un altro Cristo di pura natura psichica non corrotto dalla materia e lo inviò sulla terra per portare la gnosi e la salvezza agli uomini spirituali, allo stesso tempo Sophia inserì in lui il seme spirituale, mentre l'Eone Gesù discese su di lui sotto forma di colomba quando ricevette il Battesimo nel Giordano. L’Eone Gesù e il seme spirituale impiantato da Sophia, avrebbero però abbandonato il corpo del Cristo al momento della crocifissione. Secondo questa dottrina, quindi, il Cristo non sarebbe veramente morto sulla croce, ma il tutto sarebbe stato un gioco di apparenze. In pratica, per riscattare gli uomini psichici arrivò Redentore (che non fù opera del solo Demiurgo), esso fu accompagnato dall'eone Gesù che andò dal Cristo di natura psichica nel momento del suo battesimo e non l'ha abbandonato fino al momento della sua passione, lasciando a soffrire e morire solamente il corpo materiale. Qui si conclude l'opera di illuminazione, se, prima, l'Eone Cristo/Spirito Santo aveva formato Sophia Achamoth secondo la sostanza, ora l'Eone Gesù forma gli uomini spirituali secondo la conoscenza, cioè li aiuterà a scoprire la loro essenza e potranno assurgere al mondo divino. Volendo riassumere il pensiero di Valentino in poche righe, possiamo sicuramente affermare che la Conoscenza assume valore centrale. Essa è forma e veicolo di salvezza, in quanto è attraverso la Conoscenza che l'uomo si salva dalle cose di questo mondo, poichè riconduce al mondo divino dal quale secondo gli gnostici veniamo. La conoscenza del mondo Superiore, è per Valentino profonda, e come tale deve essere ricercata all'interno dell'uomo stesso. Questo è per Valentino, lo gnostico, che guarda alla sostanza delle cose, e non si fa ingannare dai loro aspetti esteriori. L'ardita catena di Eoni, ipostasi e creazioni, deve essere letta non tanto come un sistema, ma come il solo Progenitore che compie un atto di autocoscienza e genera la Mente ed a sua volta le varie coppie di Eoni, che possono essere viste come singoli pensieri-qualità della mente stessa. Dando così vita ad un sistema per cui è la conoscenza di se, la sua degenerazione, o reintegrazione, che determina ogni creazione. Sono attribuiti a Valentino i seguenti scritti:
Vangelo della Verità, Preghiera dell'apostolo Paolo, Trattato sulla resurrezione, Trattato tripartito, Vangelo secondo Filippo. AVVERTENZA il contenuto di questo blog è proprietà privata i testi non possono essere ripubblicati né usati per alcuno scopo senza il consenso dell'autore. post correlato: vi presento il mio libro-blog

domenica 23 settembre 2012

questo è il Vangelo di colui che è cercato; Vangelo che Gesù Cristo ha rivelato ai perfetti...IL VANGELO DELLA VERITA'


Ritenuto perduto e noto solo attraverso citazioni dei Padri della Chiesa, come Ireneo da Lione che non solo lo menzionò spesso nelle sue scritture ma lo attribui'a Valentino, il vangelo è stato ritrovato tra i Codici di Nag Hammâdi nel 1945. L'appellativo di "Vangelo" è desunto solo dalle parole con cui ha inizio il testo stesso, ma, in realtà, non si sa se lo scritto intendesse essere, come è in effetti, un introduzione ad un vero Vangelo della Verità a noi tuttora ignoto. In effetti, Dalle testimonianze di Ireneo e di Tertulliano, i quali accennano ad un Vangelo della Verità appartenente al gruppo gnostico dei Valentiniani, lo stesso che usava anche il Vangelo di Filippo, pare che i due vescovi sembrino alludere ad un vero e proprio Vangelo, nel significato corrente della parola, e non ad una piccola introduzione ed un commento. Lo scritto è in lingua copta, ed a quanto pare fu creato verso la metà del II secolo a partire da un proto-testo greco perduto, la stessa testimonianza di Ireneo, che dichiara il Vangelo della Verità abbastanza recente ("non olim conscriptum"), è non posteriore all'anno 180, confermerebbe che la composizione finale del Vangelo della Verità è quindi molto vicina a quella almeno del Vangelo canonico di Giovanni, e quindi suppongo che potrebbe essere nato proprio per contrastare le teorie anti gnosticocristiane del quarto vangelo, oppure, poichè esprime esplicitamente i punti fondamentali della dottrina gnostica, potrebbe avere ispirato la nascita dello stesso "vangelo di giovanni". Per quanto raramente abbia qualche concomitanza di espressioni con il vangelo di giovanni, la cristologia del Vangelo della Verità è rigorosamente gnostica, la dottrina dell'emanazione, la caduta delle anime nelle tenebre della materia, il prevalere dell'Errore e la dimenticanza di Dio, la necessità della conoscenza (gnosi) per riconquistare la salvezza ed il ritorno a Dio, in esso Dio è infatti il "Luogo" che comprende il Tutto, il vero centro di irradiazione ("Luce") degli eoni e nello stesso tempo è il "Riposo" a cui questi tendono, ritornando dal basso verso l'alto; Cristo è una parte di Dio, che con la morte, in realtà, non ha riscattato l'umanità dal peccato, ma, egli venne per farsi Maestro di Verità e quindi per stimolare alla Gnosi, cioè all'introspezione, alla meditazione ed all' ascesi mistica. Il testo mostra alcune dissertazioni sull' ignoranza umana e sull'identificazione del buono con il sapiente. L'opera offre una lettura non priva di fascino, dove si avverte in parte, l'influenza della filosofia greca, essa è pure un utile documento, tra i pochi attualmente in possesso dell'uomo, per la conoscenza di quell'importante movimento religioso e culturale che è lo gnosticismo. Il testo copto è stato trascritto e tradotto la prima volta nel 1956 da Malinine, Puech e Quispel, che con l'aiuto di Till hanno provveduto qualche anno dopo a completarlo con i fogli mancanti. In seguito sono apparse traduzioni in varie altre lingue, compresa quella italiana, ma l'interpretazione del testo, purtroppo, è ancora lungi dall'essere definitiva.

1.) Il Vangelo della Verità è gioia per coloro che hanno ricevuto dal Padre della Verità la grazia di conoscere Lui per mezzo della potenza del Logos, uscito dal Pleroma e immanente nel Pensiero e nella mente del Padre. Questi è colui che è chiamato "il Salvatore", perché tale è il nome dell'opera che egli deve compiere per la salvezza di coloro che non hanno conosciuto il Padre. Perciò il termine "vangelo" è rivelazione di speranza: esso è una scoperta per coloro che cercano Lui. 2.) Il Tutto si è dato alla ricerca di Lui, dal quale è uscito. Il Tutto si trovava dentro di Lui, l'inafferrabile, l'impensabile, al di sopra di ogni concetto. E l'ignoranza a proposito del Padre produsse angoscia e terrore. L'angoscia divenne densa come nebbia, tanto che nessuno poteva vedere. Per questo motivo l'Errore divenne potente: plasmò la sua sostanza con il vuoto, ignorando la verità, e prese dimora in una finzione, creando con bell'artificio qualcosa che sostituisse la verità. 3.) Questo non ha comportato un'umiliazione per Lui, l'inafferrabile, l'impensabile, perché l'angoscia, l'oblio e la finzione dell'Errore non erano nulla, mentre la Verità è salda, inalterabile, e non suscettibile di bellezza. Disprezzate pertanto l'Errore. Così è di esso: non avendo radice, si è trovato immerso in una nebbia, a proposito del Padre, dedicandosi a preparare opere, oblii e terrori per fuorviare quelli del mezzo e farli prigionieri. Ma l'oblio che è proprio dell'Errore non era manifesto: l'oblio non è entrato nell'esistenza per mezzo del Padre, benché sia stato generato a causa di lui. Invece, ciò che è entrato nell'esistenza per mezzo del Padre è la conoscenza, la quale fu manifestata perché l'oblio scomparisse ed essi potessero conoscere il Padre. L'oblio infatti esisteva perché essi non conoscevano il Padre. Ma appena il Padre sarà conosciuto, immediatamente l'oblio non esisterà più. 4.) E questo è il Vangelo di colui che è cercato; Vangelo che Gesù Cristo ha rivelato ai perfetti, mistero nascosto, per la misericordia del Padre. Per mezzo di esso, egli ha illuminato coloro che erano nelle tenebre a causa dell'oblio. Li ha illuminati e ha mostrato loro la Via. E la Via è la verità che egli ha insegnato loro. Per questo motivo l'Errore si è irritato con lui, l'ha perseguitato, l'ha oppresso e l'ha annientato. Egli è stato inchiodato ad un legno ed è divenuto frutto della conoscenza del Padre, senza causare rovina per il fatto che se ne è mangiato. Anzi, chi ne ha mangiato lo ha fatto gioire per la scoperta. 5.) Egli ha trovato loro in se stesso, ed essi hanno trovato in sé Lui, l'inafferrabile, l'impensabile, il Padre. Questi è la perfezione: è quello che ha prodotto il Tutto, in cui il Tutto si trova e di cui il Tutto ha bisogno, poiché egli ne ha tenuto in se stesso la perfezione, quella che non ha concesso al Tutto. Non che il Padre fosse geloso: quale gelosia ci può mai essere tra Lui e le sue membra? Ma se l'eone presente avesse ricevuto la loro perfezione, esse non si rivolgerebbero al Padre, il quale conserva in se stesso la loro perfezione e la concede loro perché ritornino a lui e lo conoscano con una conoscenza unica in perfezione. Egli è colui che ha prodotto il Tutto, in cui il Tutto esiste e di cui il Tutto ha bisogno. 6.) Come accade di qualcuno, che se altri non lo conoscono, egli suole desiderare che lo conoscano e lo amino, per la stessa ragione - e di che cosa il Tutto aveva bisogno se non della conoscenza del Padre? - egli si è fatto guida sollecita e sicura. Egli si è presentato in mezzo ai luoghi di istruzione, e ha insegnato la Parola come Maestro. Là si sono avvicinati a lui coloro che erano sapienti secondo la propria opinione, mettendolo alla prova, ma egli li ha confusi, perché essi erano sciocchi. Essi lo hanno odiato, perché non erano davvero assennati. Dopo costoro, si sono avvicinati a lui i piccoli, ai quali appartiene la conoscenza del Padre. Ammaestrati, essi appresero gli aspetti della faccia del Padre. Conobbero e furono conosciuti, glorificarono e furono glorificati. 7.) Si è rivelato nel loro cuore il Libro della vita dei vivi, che è scritto nel Pensiero e nella Mente del Padre e che, ancor prima della fondazione del Tutto, era nella parte di lui che è incomprensibile, e che nessuno aveva possibilità di prendere, poiché era decretato che chi lo avrebbe preso sarebbe stato immolato. Nessuno poteva essere manifestato, di coloro che credevano nella salvezza, finché quel libro non avesse fatto la sua apparizione. Per questo motivo il misericordioso e fedele Gesù ebbe compassione e accettò le sofferenze, perché sapeva che la sua morte era vita per molti. 8.) Allo stesso modo che, fin quando un testamento non è ancora stato aperto, i beni del padrone rimangono nascosti, così era nascosto il Tutto, mentre era invisibile il Padre del Tutto, l'unico, l'esistente di per se stesso, colui dal quale procedono tutti gli spazi. Perciò è apparso Gesù e ha preso su di sé quel libro. Egli è stato inchiodato ad un legno, ha affisso alla croce l'editto del Padre. Oh, quale grande insegnamento! Egli si è abbassato fino alla morte, sebbene rivestito di vita immortale. Spogliatosi di questi cenci corruttibili, si è rivestito di incorruttibilità, che nessuno ha la possibilità di levargli. Penetrato nei luoghi vuoti a causa del terrore e passato attraverso quelli spogli a causa dell'oblio, è divenuto conoscenza e perfezione, proclamando ciò che era nel cuore del Padre, per istruire che era privo di insegnamento. 9.) Quelli che ricevono l'insegnamento sono i vivi, iscritti nel libro dei vivi. Essi ricevono l'insegnamento per se stessi e sono ricevuti dal Padre quando nuovamente si rivolgono a Lui. Infatti la perfezione del Tutto si trova nel Padre ed è necessario che il Tutto risalga a lui. Pertanto, se uno riceve la gnosi, riceve ciò che gli è proprio e l'attira in se stesso. Invece chi è ignorante è privo, ed è una cosa importante che gli manca: gli manca infatti ciò che può farlo perfetto. 10.) Poiché la perfezione del Tutto è nel Padre ed è necessario che il Tutto risalga a lui e che ognuno riceva ciò che gli è proprio, Egli li ha registrati in anticipo, avendoli preparati per essere uniti a quelli che sono usciti da lui. Coloro i cui nomi Egli ha conosciuto in anticipo alla fine vengono chiamati: e così, chi conosce è colui del quale il Padre ha pronunciato il nome. Invece colui il cui nome non è stato pronunciato è l'ignorante. E, infatti, come potrebbe uno udire, se il suo nome non è stato pronunciato? Chi rimane ignorante fino alla fine è una creatura dell'oblio e sarà distrutto con esso. Altrimenti, per quale ragione questi miserabili non ricevono alcun nome, non sentono l'appello? 11.) Dunque, se uno possiede la gnosi, è un essere dall'alto. Se è chiamato, ode, risponde e si volge verso chi lo chiama, per risalire a lui, poiché sa per quale scopo è chiamato. Poiché possiede la gnosi, egli compie la volontà di colui che lo ha chiamato. Desidera piacergli e riceve il Riposo. Egli può conoscere il nome di ogni cosa. Chi possiede così la gnosi sa di dove viene e dove va. Egli sa, allo stesso modo di uno che essendo stato ubriaco si è liberato dell'ubriachezza ed essendo tornato in sé mette in ordine le cose che gli appartengono. 12.) Molti sono stati fatti uscire dall'errore, sono stati preceduti fino ai luoghi a loro propri, da cui si erano allontanati e ricevendo l'errore a causa della profondità di Colui che circonda ogni luogo, senza che cosa alcuna lo circondi. Gran meraviglia che essi fossero nel Padre senza conoscerlo e che abbiano avuto la possibilità di uscire fuori da soli, non potendo comprendere e conoscere Colui nel quale si trovavano! Così era, perché la sua volontà non si era ancora rivelata fuori di lui. Egli l'ha manifestata a favore di una conoscenza in cui convengono tutte le sue emanazioni. 13.) Essa è la conoscenza del libro vivo, che egli alla fine ha rivelato agli eoni. Non sono lettere e segni tali che, leggendoli, uno possa pensare a qualcosa di vano, ma sono le lettere della Verità: chi le pronuncia riconosce se stesso. Ciascuna lettera è verità assoluta, ed è un libro perfetto, poiché si tratta di segni scritti dall'Uno. Li ha scritti il Padre, affinché gli eoni, per mezzo di queste sue lettere, conoscessero il Padre. 14.) La sua Sapienza ha meditato il Verbo. La sua Dottrina lo ha preferito. La sua Conoscenza lo ha rivelato. La sua compiacenza si è posata su di lui come corona. La sua gioia si è unita a lui. La sua gloria lo ha esaltato. La sua somiglianza lo ha reso noto. Il suo Riposo lo ha ricevuto in sé. Il suo amore si è incarnato in lui. La sua fiducia lo ha circondato. Così il Verbo del Padre procede dentro il Tutto, frutto del suo cuore ed espressione della sua volontà. Ed egli sostiene il Tutto, lo sceglie, ed anzi rende l'immagine del Tutto, purificandolo e promuovendone i ritorno al Padre e alla Madre, egli, Gesù dall'infinìta dolcezza. Il Padre mostra il suo seno, e il suo seno è lo Spirito Santo. Egli rivela ciò che di se stesso era nascosto - ciò che di Lui era nascosto è suo Figlio - di modo che, grazie alla sua misericordia, gli eoni possono conoscerlo e cessare di tormentarsi nella ricerca del Padre, trovando riposo il Lui, sapendo che Egli è il Riposo. 15.) Colmando la deficienza Egli ne ha abolito la figura. La figura di questa è il mondo, che ad essa era soggetto. Infatti, nel luogo in cui c'è invidia e disaccordo, là c'è deficienza; mentre nel luogo in cui c'è unità, là c'è perfezione. Siccome la deficienza è venuta nell'esistenza perché non si conosceva il Padre, così, appena si conoscerà il Padre, all'istante la deficienza scomparirà. Proprio come nel caso dell'ignoranza di uno: appena egli viene a conoscenza, la sua ignoranza si disperde da sola, come si dissipano le tenebre quando appare la luce: così anche la deficienza viene meno a causa della perfezione. Di conseguenza, dunque, la figura non si mostrerà più, ma sparirà nella fusione dell'unità. Pertanto le loro azioni si presentano simili l'una all'altra. Ciò accadrà nel momento in cui l'unità perfezionerà il luoghi. Per mezzo dell'unità ognuno ritroverà se stesso. Per mezzo della gnosi ciascuno purificherà se stesso dalla diversità all'unità, consumando la materia dentro se stesso, come un fuoco: le tenebre per mezzo della luce, la morte per mezzo della vita. 16.) Se dunque queste cose sono successe a ciascuno di noi, è necessario che noi provvediamo prima di tutto che la casa sia santificata e silenziosa per l'unità. Come di persone che hanno lasciato un luogo dove possedevano, in qualche angolo, vasi che non erano buoni, e questi sono stati spaccati, tuttavia il padrone di casa non soffre per la perdita anzi ne è lieto: invece di quei brutti vasi, vi sono quelli pieni che divengono perfetti. Tale è il giudizio che viene dall'alto e che ha giudicato ognuno: una spada sguainata, a doppio taglio, che recide da una parte e dall'altra. Quando è apparso il Verbo, che è nel cuore di coloro che lo hanno scelto, e non era soltanto un suono, ma aveva preso un corpo, una grande confusione avvenne tra i vasi: alcuni erano stati svuotati, altri riempiti, perché, ecco: alcuni erano lì pronti, altri rovesciati; alcuni furono purificati, altri fatti a pezzi. Tutti i luoghi furono scossi e sconvolti e non ebbero né consistenza né saldezza. L'Errore ne è turbato e non sa che cosa dovrà fare. Affliggendosi e lamentandosi, egli si lacera, perché non capisce niente. Dopo che la conoscenza, che è la rovina sua e delle sue emanazioni, gli si è avvicinata, esso è vuoto. D'altronde nell'Errore non c'è nulla. 17.) La Verità si è fatta avanti. Tutte le emanazioni la hanno conosciuta. Esse hanno veracemente salutato il Padre, con una potenza perfetta che le unisce a Lui. Ognuno infatti ama la verità, perché la verità è la bocca del Padre e la sua lingua è lo Spirito Santo, il quale congiunge ciascuno alla Verità, unendolo alla bocca del Padre per mezzo della sua lingua, quando riceve lo Spirito Santo. 18.) Questa è la manifestazione e la rivelazione del Padre ai suoi eoni: Egli ha rivelato ciò che di sé era nascosto e l'ha spiegato. Chi è infatti colui che esiste, se non il Padre solo? Tutti i luoghi sono sue emanazioni. Essi hanno conosciuto che sono usciti da Lui. Prima essi lo conoscevano come figli in un uomo perfetto, perché non avevano ancora ricevuto una forma né avevano ancora ricevuto un nome, che il Padre produce per ciascuno. Lo conoscono allorché ricevono una forma dalla gnosi. In realtà, benché siano in Lui, non lo conoscono. Invece il Padre è perfetto e conosce ogni cosa che è in se. Egli, se vuole, manifesta chi vuole, dandogli una forma e dandogli un nome. Egli dà un nome e fa' entrare nell'esistenza coloro che prima dell'esistenza erano ignoranti di chi li aveva prodotti. Certamente non dico che siano un niente coloro che ancora non sono entrati nella esistenza: essi si trovano in Colui che vorrà che esistano, quando vorrà, cioè in un tempo futuro. Prima che ogni cosa sia manifestata, Egli conosce ciò che produrrà; ma il frutto che ancora non si è manifestato, non sa niente e neppure opera in qualche modo. Così, ogni cosa, che pure è nel Padre, proviene da Lui che esiste e che l'ha fatta esistere dal nulla. Chi non ha radici non ha nemmeno frutto, e se dovesse pensare a proprio riguardo: - Io sono stato fatto... - scomparirebbe per se stesso. Pertanto, ciò che non esiste per nulla non esisterà mai. 19.) Che cosa dunque vuole il Padre che si pensi di se stessi? Questo: "Io sono diventato come le ombre e i fantasmi della notte". Quando la luce illumina il terrore che lo ha colpito, quel tale capisce che esso non è niente. Così essi ignoravano il Padre: Egli è ciò che essi non vedevano. Poiché questo significava spavento, confusione, instabilità, dubbio e incertezza, esistevano molti inganni, attivi per le cause suddette, e vuote finzioni, come se la gente si fosse abbandonata al sonno e si trovasse in preda a sogni agitati: o si presenta loro un luogo in cui essi trovano scampo o si sentono senza forze, dopo essere stati inseguiti da qualcuno; o sono coinvolti in risse o stanno essi stessi ricevendo colpi; o stanno cadendo da grandi alture o volano per aria, sebbene non abbiano ali. Altre volte ancora è come se qualcuno tentasse di ucciderli, anche se nessuno li insegue, o essi stessi stanno uccidendo i loro vicini, perché sono imbrattati del loro sangue. Fino al momento in cui non si ridesta, colui che passa attraverso queste cose, immerso in tutte queste confusioni, non si accorge che esse non significano nulla. Così è per coloro che hanno allontanato da sé l'ignoranza, come un sonno cui essi non danno alcun valore. Ugualmente non danno alcun valore alle sue opere, ma le abbandonano, al pari di un sogno nella notte, e considerano la conoscenza del Padre come la luce. 20.) È così che ognuno ha agito, da addormentato, nel tempo della sua ignoranza, ed è così che conosce, come se si ridestasse. Felice l'uomo che torna in sé e si ridesta, e beato chi ha aperto gli occhi dei ciechi! Lo Spirito è corso rapidamente su di lui; quando l'ha fatto risorgere: ha steso la mano a chi giaceva per terra ed ha rimesso sui suoi piedi quello che ancora non si era rialzato. A costoro ha dato la possibilità di apprendere la conoscenza del Padre e la rivelazione del Figlio. Perché quando essi hanno veduto e udito costui, il Padre ha permesso loro di gustare se stesso, di sentirne il profumo, di toccare il Figlio diletto. 21.) Dopo che egli fu apparso, istruendoli circa il Padre, l'incomprensibile, dopo che ebbe soffiato in loro ciò che è nel Pensiero, eseguendone il volere, dopo che molti ebbero ricevuto la luce, alcuni si rivolsero contro di lui, perché erano estranei e non vedevano la sua immagine. Gli uomini ilici non avevano capito che egli si era presentato sotto una somiglianza di carne, a cui nessuno poteva impedire il cammino, essendo dotata di incorruttibilità e incoercibilità. 22.) Insegnando dunque cose nuove, col proferire ciò che è nel cuore del Padre, egli ha pronunciato la parola senza imperfezioni. Dalla sua bocca ha parlato la Luce e la sua voce ha generato la vita. Egli ha dato loro pensiero e intelletto, misericordia e salvezza, e il potere di uno spirito proveniente dall'infinità e bontà del Padre. Ha fatto cessare punizioni e tormenti - perché erano questi che distoglievano da Lui molti, bisognosi di misericordia, verso l'errore e le catene - e con potenza li ha debellati e li ha coperti di vergogna per mezzo della conoscenza. Egli è diventato la via per quelli che erravano, conoscenza per quelli che ignoravano, scoperta per quelli che cercavano, sostegno per quelli che vacillavano, purezza per quelli che erano contaminati. 23.) Egli è il pastore che ha lasciato le novantanove pecore che non si erano sviate ed è andato alla ricerca di quella che si era smarrita. E quando l'ha trovata ne ha gioito; perché il novantanove è un numero contenuto nella mano sinistra, che lo conteggia, ma appena è stato trovato l'uno, l'intero numero passa alla destra. Perché questa attira ciò che è mancante: lo prende dalla sinistra e lo passa alla destra, e in questo modo diventa cento. 24.) Con il suono della loro voce esse indicano il Padre. Egli ha lavorato anche di sabato per la pecorella che ha trovato caduta nella fossa. Egli ha salvato la pecora viva, riportandola fuori della fossa, affinché voi poteste capire - voi, figli della gnosi - qual'è il sabato in cui non bisogna che l'opera di redenzione rimanga inattiva, e affinché possiate parlare del giorno che è di sopra, in cui non c'è notte, e della luce che non tramonta mai, perché è perfetta. 25.) Parlate dunque, dal vostro cuore, perché siete voi questo giorno perfetto e in voi dimora la luce che non ha fine. Parlate della verità a quelli che la cercano e della conoscenza a quelli che nel loro errore hanno peccato. Consolidate il piede di coloro che hanno incespicato e imponete le vostre mani ai malati. Nutrite gli affamati e date pace ai sofferenti. Rialzate quelli che vogliono levarsi e ridestate coloro che dormono. Voi siete la saggezza che viene brandita. Se la potenza si comporta in questo modo, essa diviene ancora più potente. Abbiate cura di voi stessi. Non vi preoccupate di ciò che resta, che avete gettato via: non fate ritorno a ciò che avete vomitato, per riprenderlo. Non fatevi rodere dalla tarma o dal verme: vi siete già liberati da questa condizione. Non diventate un luogo per il diavolo: l'avete già annientato. Non consolidate i vostri ostacoli: essi crollano, perché sono macerie. Ciò che è senza una legge non è nulla, tanto da poter reprimere più della legge. Esso compie le sue opere da solo, perché è ingiusto. Invece chi è giusto compie le sue opere in mezzo agli altri. Voi, dunque, fate la volontà del Padre: gli appartenete. Il Padre è amorevole e ciò che procede dalla sua volontà è buono. Egli ha conosciuto ciò che è vostro, affinché là voi troviate la vostra Quiete. Dai frutti si conosce ciò' che vi appartiene. 26.) I figli del Padre, sono essi la sua fragranza, e la manifesta in ogni luogo. Se essa si mescola con la materia, Egli affida la propria fragranza alla luce e la fa sollevare nel suo Silenzio, al di sopra di ogni forma e di ogni rumore. Perché non sono le orecchie che fiutano l'odore, ma è lo Spirito che può' odorarlo, e lo attira in se stesso e lo immerge nella fragranza del Padre. Lo riconduce dunque in porto, lo rimena al luogo di dove è uscito, alla nostra fragranza originale, che ora è fredda. Essa è una sostanza psichica; è come acqua fredda che si è condensata su un suolo non liscio e a proposito della quale chi la vede pensa: - è solo terra -. In seguito essa esala di nuovo: se lo Spirito l'attira, essa diviene calda. Gli odori freddi provengono dunque dalla separazione. 27.) Per questo è venuta la Fede. Abolita la separazione, essa ha portato la calda pienezza dell'amore perché non esista più il freddo, ma l'unità del pensiero perfetto. E questa è la parola della buona novella, che riguarda la venuta della pienezza per coloro che aspettano la salvezza che viene dall'alto. Intanto la loro speranza è in attesa: verso di essa sono rivolti coloro la cui immagine è la luce in cui non c'è ombra. 28.) Se in quel momento sopraggiunge la pienezza, la deficienza della materia non proviene dall'infinità del Padre, che arriva al tempo della deficienza (benché nessuno possa dire che l'incorruttibile giunga in quel modo): infatti la profondità del Padre si è estesa e con Lui non c'era il pensiero dell'errore. La deficienza è una cosa debole, una cosa nell'inerzia, che si leva quando trova ciò' che è giunto da Colui che vuole ripristinare nello stato precedente. Questo ripristino, infatti, si chiama conversione. Perciò l'incorruttibilità è emanata fuori. Essa ha seguito colui che aveva peccato, perché egli possa trovare la Quiete. Il perdono è appunto ciò che rimane per la luce, nella deficienza: è la parola della pienezza. 29.) Il medico accorre nel luogo dove c'è un malato, perché quello è il desiderio che è in lui. Allora colui che soffre di qualche deficienza non lo nasconde, perché quegli ha ciò' che a lui manca. Così la pienezza, che non manca di nulla, completa la deficienza: la pienezza, che Egli ha dato di se stesso per completare chi ne ha bisogno, in modo che possa ricevere la grazia. Infatti, dal momento in cui egli fu mancante, non possedeva la grazia. Per questo, nel luogo in cui non c'era la grazia, c'era deficienza. Appena viene ricevuto ciò di cui egli era privo, ciò di cui aveva deficienza, il Padre lo ha manifestato come pienezza: questo significa la scoperta della luce della verità che l'ha illuminato, perché essa è immutabile. Questo è il motivo per cui in mezzo a loro è stata assegnata a Cristo la parola: perché quelli che erano fuorviati ritrovino il ritorno ed egli li unga con il crisma. 30.) Il crisma è la misericordia del Padre, il quale avrà misericordia per loro, perché coloro che Egli ha unto sono quelli che sono divenuti perfetti. Sono i vasi pieni quelli che si è soliti ungere. Quando pero' l'unzione di uno scompare, esso si svuota. La causa che lo fa' divenire mancante sta nel fatto che la sua unzione scompare da lui. In quel momento un solo soffio lo può attirare, secondo la forza di ciò' che lo emette. Nel caso invece di chi è mancante, nessun sigillo gli è tolto e nulla viene svuotato. Se c'è però qualcosa di cui egli è mancante, il Padre, perfetto, suole di nuovo colmarlo con essa. Egli è buono, conosce la sua semenza, perché egli stesso, l'ha seminata nel suo Paradiso. Ora, il Paradiso è il Luogo del Riposo. 31.) Questa è la perfezione che procede dalla Mente del Padre e quelle sono le parole della sua meditazione. Ciascuna delle sue parole è espressione della sua indeclinabile volontà, nella rivelazione del Logos, uscito fuori per primo, le rese manifeste, e la Mente parlante (il Logos di per sé è in una grazia silenziosa) fu detta il pensiero. Era qui, infatti, il luogo dove esse esistevano prima che fossero manifestate. 32.) È accaduto dunque che egli è proceduto per primo nel momento che è piaciuto alla volontà di chi l'ha voluto. Ora, la volontà è ciò' in cui il Padre si riposa e di cui si compiace. Nulla può' succedere senza di Lui e nessuna cosa accade senza la volontà del Padre. Essa pero' è inconoscibile. La volontà è l'orma di Lui, ma nessuno può' conoscerla né è possibile alla gente stare in agguato per afferrarla. Ma ciò' che vuole è nel momento che lo vuole, anche se il suo mostrarsi non è affatto di loro gradimento. La volontà è in Dio. 33.) Il Padre conosce così l'inizio di tutti loro, come la loro fine. Quando questa giungerà, li interrogherà su quello che hanno fatto. Ora la fine consiste nel prendere conoscenza di chi è nascosto. E questi è il Padre: Colui dal quale è uscito l'inizio e al quale ritorneranno tutti quelli che sono usciti da Lui, perché essi sono stati manifestati per la gloria e la gioia del suo nome. 34.) Ora, il nome del Padre è il Figlio. È lui che all'inizio ha dato nome a quello che è uscito da Lui, e che era Egli stesso, e che Egli ha generato come Figlio. Egli gli ha dato il suo nome, che apparteneva a Lui, poiché è Lui, il Padre, colui al quale appartengono tutte le cose che sono con Lui. Egli possiede il nome, egli possiede il Figlio: questo è possibile che sia visto, il nome invece è invisibile, poiché esso solo è il mistero dell'invisibile, il quale giunge a orecchi che sono tutti pieni di lui. 35.) Il nome del Padre, invero, non si può' pronunciare, ma Egli si è rivelato per mezzo del Figlio. Così grande è dunque il nome! Chi, pertanto sarà in grado di pronunciare il nome di Lui, il grande nome, se non Egli solo, al quale appartiene il nome, e i figli del nome, quelli su cui si è riposato il nome del Padre e che, a loro volta, si sono essi pure riposati nel suo nome? 36.) Poiché il Padre non è venuto nell'esistenza, ma di sé ha generato lui solo come nome, prima di produrre gli eoni, affinché a loro capo quale signore, vi fosse il nome del Padre, cioè il nome vero, saldo nella sua autorità e nella sua perfetta potenza. Questo nome non si trova tra i vocaboli, né il suo nome compare tra gli appellativi. Esso è invisibile. 37.) Egli ha dato un nome a se stesso, perché vede se stesso ed Egli solo è in grado di darsi un nome. Colui che non esiste non ha un nome. Quale nome si può dare a colui che non esiste? Invece chi esiste, esiste pure il suo nome e conosce se stesso. Dare un nome a se stesso significa essere il Padre. Il suo nome è il Figlio. Egli non l'ha dunque nascosto nell'agire: ma il nome esisteva, ed Egli lo dava al Figlio, a lui solo. Il nome, quindi, è quello del Padre, così come il nome del Padre è il Figlio, sua misericordia. Costui, infatti, dove troverebbe un nome, fuori del Padre? 38.) Ma certamente qualcuno potrebbe dire al suo vicino: - Chi può dare un nome a chi preesisteva prima di lui? Come se, a dire il vero, i bambini non ricevessero un nome da chi li ha generati. La prima cosa da fare, allora, è riflettere su questo punto: "Che cos'è il nome?" Poiché esso è il nome autentico, è senza dubbio il nome che proviene dal Padre, perché è Lui il signore del nome. Non è uno pseudonimo, che egli abbia ricevuto, come altri, secondo la maniera in cui ciascuno ne viene fornito. Ma è Lui il signore del nome. Non c'è nessun altro a cui Egli lo abbia concesso, ed Egli stesso è stato innominabile ed ineffabile fino al momento in cui Egli stesso, che è perfetto, lo ha pronunciato, ed è Lui che ha il potere di pronunciare il suo nome e di vederlo. 39.) Quando dunque gli piacque che il suo Figlio diletto divenisse il suo nome, Egli gli diede il suo nome. Uscito dalla profondità, questi ha parlato dei segreti di Lui, sapendo che il Padre è bontà assoluta. Proprio per questo motivo, Egli lo ha mandato: perché potesse parlare del Luogo e del luogo del Riposo, da cui egli era uscito, e glorificare il Pleroma e la grandezza del Suo nome e la dolcezza del Padre. Ed egli parlerà del Luogo da cui ciascuno è venuto, e ciascuno si affretterà a tornare di nuovo alla religione dalla quale ha derivato la sua vera condizione e a liberarsi da quel luogo in cui si è trovato da quando ha gustato quel Luogo e ne ha ricevuto nutrimento e crescita. Il luogo suo proprio di riposo è la sua pienezza. 40.) Tutte le emanazioni del Padre sono pienezze e tutte le sue emanazioni hanno la propria radice il Lui, il quale le ha fatte sorgere tutte da se stesso e ha assegnato loro il proprio destino. Ciascuno, pertanto, è stato manifestato affinché per mezzo del proprio pensiero... . Il Luogo a cui essi rivolgono il proprio pensiero, quel luogo è la loro radice, che li solleva in alto, a tutte le altezze, presso il Padre. Essi raggiungono il suo capo, che è per loro la Quiete. È loro dato accesso in avanti e vengono a trovarsi tanto vicini da poter dire che sono stati messi in comunione con il volto di Lui, per mezzo dei baci. 41.) Forse che essere simili non sono stati manifestati perché non sono usciti fuori di se stessi e perché non hanno menomato la gloria del Padre e non hanno pensato che Egli fosse piccolo o che fosse aspro o che fosse irascibile, ma che Egli è assolutamente buono, incrollabile, dolce, che conosce tutti gli spazi prima che essi entrino nell'esistenza, e che non ha bisogno di istruzione? 42.) Questa è la condizione di coloro che posseggono qualche cosa dall'alto, grazie a quella incommensurabile grandezza, in cui essi si trovano, stretti insieme a quell'Uno, unico e perfetto, che è là per loro. Costoro non discendono nell'Ade; essi non hanno né invidia né lamenti; non c'è più in mezzo a loro la morte, ma riposano in Colui che riposa. Essi non penano, né sono preoccupati nella ricerca della verità, perché essi stessi sono la verità. Il Padre è in loro ed essi sono nel Padre, perfetti e inseparabili da quell'autenticamente Buono. Essi non sono causa di alcun danno, anzi largiscono benessere. Ventilati dallo Spirito, essi si accorgeranno della loro radice, e quelli in cui Egli avrà trovato la sua radice, saranno oggetto di particolare sollecitudine, ed Egli eviterà ogni danno alle loro anime. Questo è il Luogo dei beati, questo è il loro luogo. 43.) Quanto agli altri sappiano essi, nei luoghi in cui si trovano, che non è conveniente per me, dopo che sono stato nel Luogo del riposo, parlare di altre cose. Ma là io dimorerò e dedicherò me stesso, in ogni momento, al Padre del Tutto e ai veri fratelli, sui quali si riversa l'amore di Lui e in mezzo ai quali nulla di Lui fa difetto. Sono essi, che sono manifestati nella verità, poiché essi sono in quella vita vera ed eterna e parlano della Luce perfetta, ripiena del seme del Padre, e che è nel suo cuore e nel Pleroma, mentre il Suo Spirito gioisce in Lui e glorifica Lui, nel quale esso esisteva, perché Egli è buono e i suoi figli sono perfetti e degni del suo nome. Sono proprio figli di questo genere che Egli, il Padre, ama.
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lunedì 17 settembre 2012

"sono i vescovi, in comunione con il vescovo di Roma, eredi, continuatori e custodi della Tradizione cristiana"...IRENEO DA LIONE

Cresciuto in una famiglia cristiana, pare che abbia studiato alla scuola di Policarpo, vescovo di Smirne, che secondo il racconto di Ireneo fu discepolo dell'apostolo Giovanni. Fu vescovo della città di Lione nel 178, ed in seguito fu anche inviato a Roma presso papa Eleuterio per dirimere questioni di ordine dottrinale. Probabilmente, come sostiene la tradizione della Chiesa, fu martire anche se scarse sono le notizie storiche su questa vicenda come sulla sua vita. Venne sepolto nella chiesa di San Giovanni, che più tardi venne chiamata per l'appunto di Sant'Ireneo. La sua tomba e i suoi resti vennero distrutti nel 1562 durante le guerre di religione francesi dagli Ugonotti, l'appellativo dato ai protestanti francesi di confessione calvinista presenti in Francia e nemici giurati della Chiesa Cattolica perchè contrari alle costruzioni ecclesiastiche. Con molta sicurezza il suo pensiero fu influenzato dalla scuola di Policarpo di Smirne, che a quei tempi era impegnata contro varie religioni, in particolare lo gnosticismo, di cui Ireneo fu un forte oppositore. Ireneo visse all'interno di un periodo storico segnato da due eventi culturali molto importanti: la conoscenza e quindi la divulgazione dello gnosticismo in ambito cristiano il quale affascinava molti cristiani colti ed il diffondersi del neoplatonismo, che riprendeva antichi culti che avevano troppe affinità con il cristianesimo. Per questo nella sua opera tentò di combattere lo gnosticismo, mentre accolse alcuni principi generali della filosofia neoplatonica. Bisogna, anche, considerare che con molta probabilità in quei primi secoli del Cristianesimo, la Chiesa, che funzionava con una gerarchia di sacerdoti e vescovi, era solo uno dei numerosi gruppi ispiratisi a Gesù, e che quindi le guerre di egemonia fra i vari gruppi pseudo cristiani erano molto tipiche. Ireneo per combattere i suoi oppositori, scrisse l'"Adversus haereses" un testo in latino dove l'interesse principale del Vescovo era quello di confutare l'esistenza di due Cristi, uno di natura divina e l'altro di natura umana, idea molto cara alla gnosi, insistendo di conseguenza sull'unicità ed unità della figura del Cristo. Per contrastare i suoi oppositori e quindi per poter permettere uno sviluppo della nuova chiesa cristiana, Ireneo sarà il primo teologo cristiano ad utilizzare il principio della successione apostolica, cioè la dottrina teologica cristiana secondo la quale gli apostoli trasmettono la loro autorità a dei successori, i vescovi, praticamente la successione apostolica, unisce i vescovi di ogni tempo e di ogni luogo con la primitiva comunità cristiana di Gerusalemme e con il suo fondatore Gesù. Infatti, Ireneo, nell'Adversus haereses, sua opera prima, scriverà: "sono i vescovi, in comunione con il vescovo di Roma, eredi, continuatori e custodi della Tradizione che è "pubblica", "unica", "pneumatica", cioè guidata dallo Spirito Santo, la tradizione degli apostoli, manifesta in tutto quanto il mondo, si mostra in ogni Chiesa a tutti coloro che vogliono vedere la verità e noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi… (Gli Apostoli) vollero infatti che fossero assolutamente perfetti e irreprensibili in tutto coloro che lasciavano come successori, trasmettendo loro la propria missione di insegnamento. Se essi avessero capito correttamente, ne avrebbero ricavato grande profitto; se invece fossero falliti, ne avrebbero ricavato un danno grandissimo. Ireneo indica la rete della successione apostolica come garanzia del perseverare nella parola del Signore, ricordando che la Chiesa è stata “fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo”, dando rilievo alla Tradizione della fede, che in essa giunge fino ad oggi dagli Apostoli mediante le successioni dei vescovi. Con Questo principio, Ireneo, non confermava solo la continuità della chiesa ma dava l'ennesimo colpo allo gnosticismo, che invece sosteneva che Gesù non era venuto per fondare una Chiesa ma, piuttosto, per consegnare una dottrina che avrebbe chiarito definitivamente quello che era veramente indispensabile per raggiungere il Regno dei Cieli. Oltre l'opera Adversus haereses, ci è pervenuta per intero anche: "Demonstratio apostolicae praedicationis" (Dimostrazione della predicazione apostolica), sintetica e precisa esposizione in armeno della dottrina cattolica. A lui si deve anche l'attribuzione definitiva del quarto vangelo all'apostolo Giovanni, anche se a riguardo la storia ancora è piena di dubbi, in quanto troppe sono ancora le incoerenze che confondono del vangelo di Giovanni, che secondo me dimostra di accogliere, stranamente, alcuni principi generali della filosofia neoplatonica e di avere implicitamente incluse troppe tematiche anti-gnostiche e pro-sviluppo della nuova chiesa nascente, che stranamente sono le stesse che interessarono per tutta la vita proprio lo stesso Ireneo da Lione, che il caso vuole fu il suo primo sostenitore. AVVERTENZA il contenuto di questo blog è proprietà privata i testi non possono essere ripubblicati né usati per alcuno scopo senza il consenso dell'autore POST CORRELATO: VI PRESENTO IL MIO BLOG DMCA.com

IL TESTAMENTO DIVERSO...IL VANGELO DI GIOVANNI

«Giovanni, il discepolo del Signore, colui che riposò sul suo petto (Gv 13,3 ) ha pubblicato anche lui un Vangelo mentre dimorava ad Efeso in Asia» questo è quello che scrisse Ireneo vescovo di Lione, sul quarto vangelo, che circolava nelle comunità dei nazareni, attribuendolo cosi' definitivamente a Giovanni, ma io, ho proprio il sospetto che il vangelo lo avesse scritto proprio lui o che per lo meno lo avesse manomesso con l'intento di eliminare il più possibile il tanto odiato e temuto gnosticismo, sia per motivi teologici ma soprattutto politici, infatti, le forse più antiche teologie gnostiche sostenevano che Gesù non era venuto per fondare una Chiesa ma, piuttosto, per consegnare una dottrina che avrebbe chiarito definitivamente quello che era veramente indispensabile per raggiungere il Regno dei Cieli, e per questo poco si prestavano ad attuare il piano di Ireneo di dare alla casta sacerdotale un potere enorme su tutti i fedeli cristiani. La tradizione vuole che Ireneo basasse questa dichiarazione dalla testimonianza di Policarpo, il quale, come soltanto Ireneo dichiarava, era stato diretto discepolo di Giovanni apostolo. Anche il Canone muratoriano, documento risalente al 200 circa, sostiene che il quarto vangelo sarebbe opera di Giovanni, asserendo però, che solo una bozza fu scritta dall'apostolo ma che in seguito fu rivista dai suoi seguaci, per questo, anche se la tradizione cristiana attribuisce a Giovanni tutta l'opera, la maggior parte degli esegeti moderni, invece, preferisce parlare di una redazione, che si è protratta per più di un secolo, da parte di una "scuola giovannea" che più o meno faceva riferimento all'insegnamento dell'apostolo. Il Vangelo secondo Giovanni è scritto in greco ed è composto da 21 capitoli, senza dubbio è notevolmente diverso dagli altri tre vangeli, comunemente chiamati sinottici, coi quali, tranne per qualcosa, a poco in comune, l'unica similitudine più forte, ma solo perchè usano espressioni simili, pare che l'abbia soltanto col vangelo di Marco. La sua composizione è anche po vicina a quella dell'apocrifo Vangelo della verità. Il quarto vangelo, a differenza degli altri, approfondisce la questione dell'identità del Cristo, la sua particolarità sta nell'identificare Gesù con il Logos divino, preesistente alla formazione del mondo, concetto utilizzato anche nella filosofia greca già da alcuni secoli e stranamente inserito o non cambiato nel sacro vangelo, anche se bisogna comunque aggiungere che Giovanni, a differenza della filosofia neoplatonica, sottolinea l'umanità di Gesù. Secondo la maggior parte degli esegeti il testo del quarto vangelo consiste di due parti principali: La prima parte detta il "Vangelo dei segni" (1,19-12,50 ) contiene la storia del ministero pubblico di Gesù dalla sua iniziazione battesimale per opera di Giovanni Battista alla sua conclusione. Il racconto è scandito da sette segni miracolosi e si articola lungo sette eventi di festa. La seconda parte detta il "libro dell'ora di Gesù" o "libro della gloria" contiene, l'ultima cena (13-17 )che occupa quasi un terzo del Vangelo e dove Giovanni curiosamente sostituisce il racconto della lavanda dei piedi al tema dell'eucarestia, che invece è il punto centrale degli altri tre Vangeli canonici. Poi vi è il racconto della Passione di Gesù (18-19 ) e la resurrezione ( 20).Gli ultimi versetti del libro della gloria contengono una prima conclusione e cioè il riconoscimento umano di Gesù raccontato da Tommaso (cfr. 20, 28). Segue un ultimo racconto con l'apparizione di Gesù ai discepoli in Galilea e una seconda brevissima conclusione (c. 21 ). Secondo alcuni studiosi, la gestazione dell'opera sarebbe durata circa 60 anni e sarebbe avvenuta tra la fine del I secolo e l'inizio del II da discepoli del discepolo. Altri studiosi, invece, credono che la sacra scrittura sia più vicina ai fatti raccontati, sostenendo che l'analisi linguistica fa supporre l'esistenza di una prima versione aramaica, e che dunque è probabile che Giovanni abbia scritto un suo Vangelo pochi anni dopo la morte di Cristo, pur avendo subito aggiunte in seguito. Questo fatto ovviamente andrebbe a favore della credibilità storica, visto che il Vangelo risulterebbe scritto in un'epoca in cui i testimoni oculari delle vicende erano ancora vivi ed avrebbero potuto contraddire l'evangelista nel caso in cui egli non avesse riportato fedelmente i fatti storici avvenuti. E'comunque abbastanza sicuro che il Vangelo non è un'opera autonoma ma che faccia parte di un gruppo di scritti che subiscono un primo coordinamento organico in seguito. A quanto pare il testo viene aggiornato con il tempo tenendo conto delle difficoltà e dei problemi politici e religiosi insorti nel frattempo. Molto probabilmente l'edizione definitiva è curata da un redattore diverso dall'autore. Tutto questo, con molta probabilità, avviene nella comunità di Efeso dove Giovanni visse gli ultimi 30 anni della sua vita. Già dal secolo passato molti studiosi hanno affermato che la struttura letteraria del vangelo è stranamente progressiva, come se parte da un racconto dell'apostolo ma subisce rimaneggiamenti fino ad arrivare alla fisionomia attuale. Il testo infatti presenta numerose fratture e incongruenze, cosi' come delle aggiunte ( tra le quali: l'episodio dell'adultera che presentano a Gesù (7,53-8,11 ): che ha lo stile tipico di Luca e spezza maldestramente il filo che collega il testo che lo precede con quello che lo segue) a questo si devono aggiungere alcuni passi simili o ripetizioni es:3,12-21.31-36 e 12,44-50 che sembrano doppioni,come molti altri passi. Il manoscritto più antico contenente un brano del Vangelo secondo Giovanni è il Papiro 52, che è stato datato intorno all'anno 125, e contiene Giovanni 18,31-33 e 18,37-38 , ovvero un brano della Passione del vangelo di Giovanni. Comprendere le motivazioni che hanno indotto l'autore o gli autori del vangelo di Giovanni ed essere cosi' diversi ed originali ed a trattare in modo radicalmente diverso anche il materiale che possibilmente ha avuto in comune coi sinottici è molto difficile, di certo l'impostazione del quarto vangelo ne fa un'opera indipendente e sostanzialmente differente rispetto agli altri tre vangeli.Origene di Alessandria d'Egitto, per esempio si riferirà al quarto vangelo chiamandolo "il fiore dei vangeli". Proprio le sue differenze e non solo stilistiche, rispetto ai primi tre, era anche particolarmente apprezzato negli ambienti gnostici e fu per questo che il primo commentatore del vangelo di Giovanni fu proprio un rappresentante del cristianesimo gnostico, Eracleone. Di sicuro quando fu creato ad Efeso e molto probabilmente dalla comunità giovannea , questa città era uno dei centri culturali più vivaci dell'impero romano, vi transitavano ellenici con i loro culti misterici, gli gnostici, giudei, romani e questo puo' giustificare una certa influenza culturale che il vangelo possa aver subito. Non sorprende, quindi, che alcuni autori abbiano attribuito al quarto vangelo una "ellenizzazione" del cristianesimo, altri una sua "gnosticizzazione", se non, addirittura una cristianizzazione dello gnosticismo. In realtà,pare che, la vera preoccupazione del quarto vangelo sia stata quella di annunciare ma anche di imporre Gesù e la sua incarnazione ad un mondo cosi' tanto culturalmente variegato. con Giovanni si deve far conoscere che Gesù è il Verbo di Dio incarnato, il figlio di Dio che è via, verità e vita, colui che risorse per noi. Ciò ha richiesto la redazione di testi, presentati spesso come discorsi di Gesù, completamente assenti nei vangeli sinottici che pongono l'accento più sull'annuncio del Regno di Dio da parte di Gesù, e non sui problemi teologici associati alla sua persona. Quando nasce il quarto vangelo è in forte polemica con le altre religioni, soprattutto giudaiche e gnostiche e per questo, per farlo aderire a pieno all'appartenenza ebraica applicherà a Cristo una serie di categorie tipicamente giudaiche: Messia, Figlio dell'uomo, Colui del quale ha scritto Mosé, cosi'come userà proprio Tommaso, che hai tempi per il suo vangelo rappresentava il simbolo della comunità gnostica, come simbolo dell'incredulità che comunque conferma la risurrezione del Cristo e che quindi si sottomette alle sue parole. Il quarto vangelo vuole anche essere lo strumento per creare una chiesa più forte ed egemone, infatti sarà per questo che in Gv 20,22/23 Gesù parlerà agli apostoli dicendo: << "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi">> con queste parole, il vangelo di Giovanni darà agli apostoli e, soprattutto, ai loro successori, i vescovi, un potere enorme sulla massa dei fedeli. DMCA.com AVVERTENZA il contenuto di questo blog è proprietà privata i testi non possono essere ripubblicati né usati per alcuno scopo senza il consenso dell'autore

giovedì 13 settembre 2012

TOMMASO: L'APOSTOLO SCOMODO

Fra gli evangelisti solo Giovanni ricorda l'apostolo Tommaso, il suo nome in aramaico vuol dire "gemello", e lo stesso significa Didimo in greco. Nulla ci viene detto della sua origine, della sua vita e delle circostanze della sua vocazione. Nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca, Tommaso viene menzionato solo nelle liste del gruppo più vicino a Gesù, quello dei 12 apostoli, e sempre nella parte centrale di tali elenchi, con Filippo, Bartolomeo e Matteo, ma come dicevo solo il Vangelo di Giovanni riporta diversi episodi durante il ministero di Gesù, nei quali Tommaso svolge un ruolo importante. Come mai viene raccontato soltanto nel vangelo di Giovanni? non è facile dare una risposta a questa domanda, per farlo possiamo solo analizzare il quarto vangelo per tentare di capire cosa e perchè Giovanni vuole raccontarci di Tommaso. Il vangelo di Giovanni a differenza degli altri tre vangeli sinottici è definito da sempre il più esoterico, ovvero quello che a differenza degli altri, in maniera esplicita e non, parla di Gesù in maniera più profonda, rappresentandolo spesso come una figura universale e primordiale, non a caso Origene di Alessandria d'Egitto per le sue caratteristiche lo distinse dai tre vangeli sinottici, riferendosi al quarto vangelo chiamandolo "il fiore dei vangeli". Proprio perché questo vangelo mostra numerose differenze e non solo stilistiche, rispetto ai primi tre, e per questo fu molto apprezzato anche negli ambienti gnostici. Non è un caso quindi che il primo commentatore del vangelo di Giovanni fu proprio un rappresentante del cristianesimo gnostico: Eracleone. Il vangelo di giovanni pare che abbia subito varie manomissioni o per lo meno varie aggiunte nei secoli, una delle tesi sulla sua stesura sostiene addirittura che il quarto vangelo abbia una nascita gnostica, e che solo in seguito sia stato trasformato in un vangelo di sola appartenenza Cristiana, ma la tesi più inquietante, ed a sua volta e confermata da molti studiosi, sostiene che invece, il vangelo di giovanni, sia nato all'interno della scuola giovannea, la quale ancora conviveva pacificamente con lo gnosticismo, tanto da usarne il linguaggio ed a volte le tematiche, ma che comunque intendeva, con la stesura di questo nuovo vangelo, polemizzare e quindi sminuire molti testi gnostici e soprattutto quelli di Tommaso che teologicamente e politicamente non si prestava a quella che stava diventando la "grande chiesa ". Infatti nel vangelo di giovanni (Gv 20,24/28) vi è una evidente polemica verso gli gnostici che usavano il Vangelo di Tomaso e che negavano la risurrezione corporea di Cristo, cosi' come vi è una lampante intenzione di agevolare la nascita di un più solido, indistruttibile e assoluto potere della chiesa, andando proprio contro quegli gnostici che meno erano interessati alla formazione di caste sacerdotali, infatti, uno degli obbiettivi del vangelo di Giovanni, sarà proprio nel nominare, tramite la parola di Gesù, le figure degli apostoli e quindi dei loro successori( vescovi, etc,etc) come gli unici uomini in terra capaci di rimettere l'uomo dai propri peccati(scritto in Gv 20,22/23), unici in grado di poter giudicare e salvare l'anima, dando cosi'alla casta sacerdotale un potere enorme su tutti i fedeli cristiani ed istituendo cosi una nascente chiesa che avrà quei poteri politici, economici e morali che con il tempo diventeranno sempre più perversi (vedi l'inquisizione). Quindi Tommaso, come molti gnostici, è scomodo, soprattutto lui è l'apostolo più onesto, quello che non terrorizza gli uomini con un giudizio universale, nel suo vangelo non vuole che tu sia cristiano solo per assicurarti un posto futuro nell'eden, ma ti chiede di guardarti dentro e soprattutto di conoscere il tuo passato poichè fa parte del tuo presente e quindi del tuo futuro, lui ti dice che il regno dei cieli e qui, Tommaso si fa beffe dell’idea di un regno apocalittico che compare dai cieli poichè il regno è già con noi, il famoso giardino dell'eden è dentro di noi, per ritrovarlo bisogna recuperare il bimbo che è in noi, bisogna solo ritrovare il nostro lato androgino perduto, fondendo il maschile con il femminile tramite l'ascetismo(vedi vangelo di Tommaso). Tommaso non ricatta nessuno e soprattutto non vuole essere al di sopra di nessuno, egli ti dice che per salvarti dai tuoi peccati non servirà lui, ma tu, infatti sarai solo tu che cercando la purezza troverai Dio, lui ti indicherà la strada e tu, se vorrai, dovrai fare da solo tutto il resto, se non lo farai la pena sarà di rimanere ignorante di te stesso e quindi costretto a rimanere nella sfera terrena senza avere conosciuto Dio. La purezza di Tommaso non è adatta a formare una chiesa potente, assoluta e prepotente, per questo credo molto nell'ipotesi che sia stato eliminato, svilito e falsificato, anche perchè non mi potrei mai spiegare come mai il suo vangelo che, a quanto pare, è molto più antico di quasi tutti quelli canonici e che aveva un numero infinito di seguaci, venne messo al bando e giudicato eretico, qualcuno sostiene che venne neutralizzato perchè ha delle tematiche troppo gnostiche, allora io mi chiedo come mai il vangelo di Giovanni che di tematiche gnostiche nel contiene abbastanza non è stato anche questo messo al bando?. Nel vangelo di Giovanni, Tommaso, compare per la prima volta nell'episodio della resurrezione di Lazzaro dove vi è Gesù che si appresta ad andare a Betania in Giudea, poiché sa che Lazzaro è morto e non ostante sia sconsigliato dai suoi intimi Gesù vuol andare per dare un segno , affinché tutti credano, allora Tommaso esclama: "Andiamo anche noi a morire con lui!" . Tommaso prende la parola anche durante l'ultima cena (Giovanni 14,5 ). Gesù assicura i discepoli che sanno cosa sta per fare, ma Tommaso protesta dicendo che non ne sanno niente, al che Gesù risponde a lui e a Filippo esponendo nel dettaglio i suoi rapporti con il Padre. Ma l'episodio per cui Tommaso è ricordato nei secoli, come figura proverbiale, si legge nel capitolo 20. Gesù risorto compare agli Apostoli, e si fa riconoscere. Tommaso, che in quell'occasione non c'era, non crede alla loro testimonianza, e dice di voler vedere e toccare le ferite. Otto giorni dopo Gesù ricompare, e questa volta Tommaso è presente; Gesù lo invita a mettere la mano nella ferita nel costato, e Tommaso lo riconosce come Dio. Secondo la chiesa l'insegnamento che ne ricaviamo è espresso nel rimprovero che Gesù fa a Tommaso: "perché hai veduto, Tommaso, tu hai creduto, beati quelli che pur non avendo visto crederanno" (Gv 20,29). In parole povere la Fede non chiede prove, altrimenti diviene conoscenza, il rimprovero a Tommaso, il Signore lo rivolge a tutti coloro che chiedono segni per credere e non hanno fiducia nella Parola di Dio. L'esempio di Fede non è quello di Tommaso, ma quello di Abramo, che obbedisce senza opposizione a Dio. Per questo Tommaso diverrà il simbolo dell'incredulità umana nei riguardi di Dio. Quindi da Giovanni in poi la conoscenza diventa peccato, il suo intento pare proprio quello di svilire e combattere chiunque osi frapporre fra l'uomo e Gesù ogni bisogno di ricerca della verità che invece è tanto caro agli gnostici. Il Gesù di Giovanni vuole rendere appositamente Tommaso l'apostolo dell'incredulità che comunque conferma la risurrezione di Cristo, egli è come se volesse dire a Tommaso di fermare quella voglia gnostica di conoscenza dell'uomo per giungere alla salvezza ma semplicemente di accettare con fiducia e senza indugio le parole che lui gli sta dicendo. Secondo la tradizione, Tommaso si recò a evangelizzare la Siria, poi la città di Edessa e poi fondò la comunità cristiana di Babilonia. Successivamente si spinse fino all'India sud-occidentale, che raggiunse via mare, nell'anno 52. Dopo iniziò la sua predicazione nella città portuale di Muziris, dove viveva una fiorente colonia ebraica che converti' al cristianesimo cosi' come molti indiani. La tradizione riferisce che le città del Kerala in cui San Tommaso fondò una comunità cristiana furono: Malankara Dam, Kottaikkavu, Niranam, Kollam e Kothamangalam. Secondo la tradizione, Tommaso morì poi a Mylapore, sulla costa del Coromandel, nell'India sudorientale. Negli Atti di Tommaso, testo gnostico del III secolo, si racconta che l'apostolo fu ucciso trafitto da una lancia, per ordine del re Misdaeus (Vasudeva I) il 3 luglio dell'anno 72. Sotto il nome di Vangelo di Tommaso sono indicati tre vangeli apocrifi anche se la quasi totalità degli studiosi ritiene la dichiarazione falsa (pseudoepigrafa). il Vangelo dell'infanzia di Tommaso (o Vangelo dello Pseudo-Tommaso), dedicato all'infanzia di Gesù. il Vangelo di Tommaso o Vangelo secondo Tommaso o Quinto Vangelo,che è il più importante ed è una raccolta di detti di Gesù, il Libro di Tommaso il Contendente o l'Atleta, che conterrebbe una rivelazione segreta di Gesù risorto all'apostolo. È inoltre apocrifa l'Apocalisse di Tommaso. post correlato: VI PRESENTO IL MIO LIBRO-BLOG DMCA.com AVVERTENZA il contenuto di questo blog è proprietà privata i testi non possono essere ripubblicati né usati per alcuno scopo senza il consenso dell'autore

martedì 11 settembre 2012

gli angeli correranno gioiosi sotto il cielo per liberare gli eletti che credettero in me, lieti che sia giunta la distruzione del mondo". (APOCALISSE DI TOMMASO)

Si conosce poco della storia dell’Apocalisse di Tommaso, il solo riferimento ad essa negli scritti antichi sembra una singola citazione di Girolamo. Ne esistono due versioni in latino, una corta ed una lunga, quest'ultima è uno sviluppo dell’altra. Il testo parla di un re, «amante della legge», con due figli i cui nomi cominciano con la A e la H, ed è proprio il riferimento all’alfabeto latino che, con molta probabilità indica che questa fosse la lingua di composizione. Il testo, in particolare quello più lungo, fa largo uso di profezie metaforiche simili all’Apocalisse canonica di Giovanni. Entrambi i testi sostengono che la distruzione della terra e la risurrezione dei morti avverrà all’ultimo dei sette giorni. Proprio come il vangelo di Tommaso o il libro di Tommaso alcune immagini presenti nell’opera possono essere considerate gnostiche. L' Apocalisse di Tommaso è anche detta la Visione di Tommaso ed il testo apocrifo è comunque attribuito senza fondamento all'opera dell'apostolo Tommaso, soprattutto perchè la sua composizione risale ad un periodo troppo lontano dall'apostolo e cioè a non più tardi del sec.V in ambiente manicheo, ed anche perchè le tematiche apocalittiche, secondo il vangelo di Tommaso, risultano inesistenti all'apostolo o a chi scrive per lui.
"Ascolta, Tomaso! Io sono il Figlio di Dio Padre e io sono il padre di tutti gli spiriti. Ascolta da me i segni che verranno alla fine di questo mondo, quando giungerà a compimento la fine del mondo, e prima che gli eletti escano dal mondo. Ti manifesterò apertamente ciò che accadrà agli uomini; ma quando avverrà i prìncipi degli angeli non lo sanno essendo loro nascosto. Allora nel mondo vi saranno divisioni tra re e re, in tutta la terra vi sarà una grande fame, una grande pestilenza, e molte angustie; tutti i figli degli uomini saranno presi schiavi (e condotti) tra tutte le genti e cadranno a fil di spada. Poi, all'avvicinarsi dell'ultima ora, per sette giorni appariranno grandi segni nel cielo e saranno scosse le potenze celesti. [2] Nel primo giorno si avrà l'inizio. Alla terza ora del giorno si udrà nel firmamento del cielo una voce grande e forte, una nube sanguigna salirà da Settentrione, accompagnata da grandi tuoni e lampi possenti, coprirà tutto il cielo, e scenderà su tutta la terra una pioggia di sangue. Questi sono i segni del primo giorno. Nel secondo giorno si udrà una gran voce nel firmamento del cielo: la terra sarà scossa dal suo luogo, nel firmamento del cielo, a Oriente si spalancheranno le porte del cielo, dalle porte del cielo scaturirà una grande quantità di fumo e di fuoco, e coprirà tutto il cielo fino al mattino. In quel giorno nel mondo vi saranno timori e spaventi grandi. Questi sono i segni del secondo giorno. Nel terzo giorno, verso l'ora terza, s'udrà in cielo una gran voce: dai quattro angoli del mondo muggiranno gli abissi della terra, si apriranno i pinnacoli del firmamento del cielo, tutta l'atmosfera si riempirà di colonne di fumo, vi sarà un disgustoso puzzo di zolfo fino all'ora decima, e gli uomini esclameranno: "E' ormai vicina la fine e la nostra rovina". Questi sono i segni del terzo giorno. Nel quarto giorno, alla prima ora, l'abisso inizierà a liquefarsi e a muggire a cominciare dalla terra orientale, e la forza del terremoto scuoterà tutta la terra. In quel giorno, sotto la forza del terremoto, cadranno gli ornamenti delle genti e tutti gli edifici della terra. Questi sono i segni del quarto giorno. ti e si poseranno sui loro sepolcri; nel dodicesimo giorno le stelle cadranno, nel tredicesimo giorno i vivi morranno per risorgere con i morti; nel quattordicesimo giorno bruceranno il cielo e la terra; nel quindicesimo giorno tutti risorgeranno per il giudizio e vi sarà un cielo nuovo e una terra nuova". Nel quinto giorno, all'ora sesta, si udranno improvvisamente in cielo grandi tuoni: le forze della luce vacilleranno, la ruota del sole sarà velata, e sul mondo si stenderanno grandi tenebre fino al mattino: l'atmosfera sarà triste, senza sole e senza luna, cesserà il servizio delle stelle; in quel giorno tutte le genti appariranno come (se fossero) vestite di sacco, e disprezzeranno la vita di questo mondo. Questi sono i segni del quinto giorno. [3] Nel sesto giorno, all'ora quarta, si udrà in cielo una gran voce, il firmamento del cielo sarà diviso da Oriente a Occidente, gli angeli dei cieli guarderanno sulla terra attraverso le aperture dei cieli, e tutti gli uomini che si trovano sulla terra vedranno l'esercito degli angeli guardare dal cielo. Allora tutti gli uomini fuggiranno nei sepolcri, si nasconderanno alla faccia degli angeli giusti, dicendo: "Volesse il cielo che si aprisse la terra e ci divorasse! Accadono, infatti, cose che dalla creazione del mondo non avvennero mai". Allora mi vedranno venire dall'alto nella luce del Padre mio con la potenza e l'onore degli angeli santi. Con il mio avvento sarà eliminata la barriera ignea del paradiso; il paradiso è, infatti, cinto di fuoco. E' questo il fuoco perpetuo che divora l'orbe terrestre e tutti gli elementi del mondo. Allora gli spiriti e le anime dei giusti usciranno dal paradiso, andranno in ogni paese, ognuno si recherà al luogo ove fu deposto il suo corpo: ognuno di loro dirà: "Qui fu deposto il mio corpo". Al suono della grande voce di quegli spiriti, un terremoto scuoterà tutto l'orbe terrestre e in forza di questo terremoto si fenderanno dal basso in alto le montagne e le rocce. Allora lo spirito di ognuno se ne ritornerà nel suo vaso, e risorgeranno i corpi dei santi che si erano addormentati. Allora i loro corpi assumeranno l'immagine, la somiglianza e lo splendore degli angeli santi, e la potenza dell'immagine del mio Padre santo; allora indosseranno le vesti della vita eterna dalla nube splendente che mai fu vista in questo mondo. E, infatti, una nube discesa dalla parte superiore del regno dei cieli per opera del Padre mio, e questa nube avvolgerà nel suo splendore tutti gli spiriti che credettero in me. Allora saranno vestiti e trasportati per mano dagli angeli santi, come vi ho già detto. Poi saranno sollevati nell'atmosfera, nella nube splendente e, lieti, verranno con me nei cieli, e resteranno nello splendore e nella gloria del Padre mio. Sarà per loro una grande gioia davanti al Padre mio e davanti agli angeli santi. Questi sono i segni del sesto giorno. [4] Nel settimo giorno, all'ora ottava, si udranno voci nei quattro angoli del cielo: tutta l'atmosfera sarà mossa e ripiena di angeli santi i quali lotteranno tra loro per tutto il giorno; in quel giorno i miei eletti saranno ricercati dagli angeli santi (e salvati) dalla distruzione del mondo. Allora tutti gli uomini vedranno che è giunta l'ora della loro distruzione. Questi sono i segni del settimo giorno. Passeranno così sette giorni. Nell'ottavo giorno, all'ora sesta, si udrà venire dall'Oriente una voce dolce e soave. Allora si manifesterà quell'angelo che ha autorità sugli angeli santi: andranno con lui tutti gli angeli seduti sui carri di nubi del mio Padre santo; correranno gioiosi nell'atmosfera sotto il cielo per liberare gli eletti che credettero in me, lieti che sia giunta la distruzione del mondo". Sono terminate le parole del Salvatore a Tomaso sulla fine di questo mondo.

domenica 2 settembre 2012

chi non ha conosciuto se stesso non ha conosciuto altro, ma chi si è conosciuto ha al tempo stesso già raggiunto la conoscenza della profondità del tutto.ILLIBRO DI TOMMASO "ILCONTENDENTE"

Il Libro di Tommaso il Contendente o l'Atleta è un vangelo gnostico scritto in lingua copta presumibilmente datato nella prima metà del III secolo. L'attribuzione è a Tommaso apostolo, anche se a riguardo vi sono molti dubbi, e molto più probabile che contenga qualche tematica comune al vangelo di Tommaso ma non proprio tutto il trattato. Il libro contiene una rivelazione segreta di Gesù all'apostolo. Ormai ritenuto perduto, fortunatamente ne è stata ritrovata una versione tra i Codici di Nag Hammâdi nel 1945. Il libro di Tommaso il Contendente è noto anche più semplicemente come il Libro di Tommaso (da non confondere con il Vangelo di Tommaso o con il vangelo dell'infanzia di Tommaso o con l'apocalisse di Tommaso ) e ci sono varie teorie relative alla composizione del testo: In primo luogo, poiché è solo l'inizio a costituire un dialogo mentre il resto è un monologo, potrebbe in origine essere stato due opere, una di dialogo ed uno di monologo, poi successivamente unite. La seconda ipotesi sostiene, invece, che il lavoro abbia avuto origine da una lettera scritta da un Ebreo affascinato dalla filosofia ellenica, alla quale a sua volta e stata data un impostazione cristiana e convertita in un dialogo. Altri invece sostengono che dal momento che lo scriba del testo è chiamato come Matthias , questo lavoro potrebbe in realtà essere una parte del perduto Vangelo di Mattia .L'ultima ipotesi( che è anche quella più conosciuta) invece sostiene che si tratti di un libro scritto da Tommaso proprio per raccontare il dialogo diretto che avvenne tra Gesù e lo stesso Giuda Didimo Tommaso, detto il gemello. Il contenuto di questo lavoro è abbastanza gnostico, infatti, le sue allusioni gnostiche del pleroma e della luce contro il fuoco indicano chiaramente le sue origini. Bisogna però aggiungere che anche se il contenuto gnostico si può identificare soprattutto nella visione di Gesù, il testo ha comunque un linguaggio metaforico ed un simbolismo che sono sorprendentemente lontani da ogni forma di gnosticismo.
Questa è una traduzione che tenta di percepire le sacre parole segrete dette da Gesù a Tommaso scritte nel libro di Tommaso:
queste sono le parole che il salvatore disse a Giuda Tommaso e che io, Mathaias, scrissi, mentre stavo camminando, ascoltandoli parlare. Il Salvatore disse: "Fratello Tommaso, ora che abbiamo il tempo, ascoltami, e io ti rivelerò le cose che riflettono nella tua mente. "Ora, dal momento che è stato detto che tu sei il mio compagno di doppio e vero, esaminati, e sappi chi sei, in che modo esisti, e come sei è venuto al mondo. Poichè dal momento che sarai chiamato mio fratello, non ti conviene essere ignorante di te stesso. E so che hai capito, perché avevi già capito che io sono la conoscenza della verità. Così, mentre tu mi accompagni, anche senza capire, sei già venuto a sapere, e sarai chiamato 'colui che conosce se stesso'. Perchè chi non ha conosciuto se stesso non ha conosciuto altro, ma chi si è conosciuto ha al tempo stesso già raggiunto la conoscenza della profondità del tutto. Allora , tu, mio ​​fratello Tommaso, vedrai ciò che è oscuro per gli uomini, vale a dire, quello che non vede chi inciampa nell' ignoranza. " e Tommaso disse al signore: "Perciò ti prego di dirmi quello che ti chiedo prima di ascendere, e quando avrò sentito da voi le cose nascoste, allora posso parlare di loro. Ed è ovvio per me che la verità è difficile da eseguire davanti agli uomini. " Il salvatore rispose, dicendo: "Se le cose che sono visibili ti sono invisibili, come si può sentir parlare di cose che non sono visibili? E come potrete essere chiamati "lavoratori"? In questo senso si è apprendisti che non hanno ancora ricevuto l'altezza della perfezione. " Ora Tommaso rispose e disse al salvatore: " parlami di queste cose che sono nascoste." Il Salvatore disse: le cose che sono visibili, lo sono nella loro radice, ed è il frutto che li nutre. Ma questi corpi visibili sopravvivono divorando creature simili a loro con il risultato che il corpo cambia. Ora, ciò che cambia decadrà e perirà, e non ha alcuna speranza di vita da allora in poi, dal momento che il corpo è bestiale. E Tommaso rispose: "Perciò io vi dico, signore, che coloro che parlano di cose che sono invisibili e difficili da spiegare sono come quelli che sparano le loro frecce contro un bersaglio di notte. Certo, sparano le loro frecce come chiunque farebbe, ma anche se il bersaglio non è visibile, una luce verrà fuori e nasconderà il buio, poichè apparirai tu, la nostra luce illuminante, o signore ".. Gesù disse: "E'alla luce che la luce esiste." Tommaso disse: "Signore, perché questa luce visibile che splende per conto di uomini cresce insieme a noi?" Il Salvatore disse: "O beato Tommaso, naturalmente questa luce visibile brilla a vostro nome - non in modo che tu rimanga qui, ma piuttosto per venire via - e ogni volta che tutti gli eletti abbandonano la bestialità, allora questa luce si ritirerà fino a la sua essenza, e la sua essenza lo accoglierà, dal momento che è un buon servitore. " Poi il salvatore continuò e disse: "Chiunque cerca la verità dalla vera saggezza si renderà le ali in modo da volare, in fuga dalla lussuria che brucia gli spiriti degli uomini." E si farà le ali per fuggire da ogni spirito visibile. " E Tommaso rispose, dicendo: "Signore, questo è esattamente quello che ti sto chiedendo, da quando ho capito che tu sei quello che è vantaggioso per noi, come dici tu." Anche in questo caso il salvatore rispose e disse: "Perciò è necessario per noi parlare con la sagezza, dal momento che questa è la dottrina del perfetto e se, si ha il desiderio di diventare perfetti, si devono osservare queste cose. In Caso contrario, il tuo nome sarà 'ignorante', dal momento che è impossibile per un uomo intelligente vivere con la pazzia, sappi che il bene e il male sono la stessa cosa - in realtà l'uomo saggio sarà alimentato dalla la verità e "sarà come un albero che cresce dal torrente tortuoso" -.ci sono alcuni uomini che invece, pur avendo le ali, sono lontani dalla verità , Perchè chi li guida è il fuoco, il quale darà loro l'illusione di verità, e brillerà su di loro con una bellezza deperibile, e li imprigionerà in una dolcezza amara ma affascinare. L 'uomo cosi' sarà cieco, la sua anima brucierà e avrà un palo bloccato nel cuore che non potrà mai rimuovere. Si sarà incatenato con le sue catene e avrà legato tutti i suoi arti con l'amarezza della schiavitù della lussuria per le cose visibili, questo perchè ebbe l'impulso di essere troppo attratto verso il basso;.. ciò lo assimila a tutte le bestie del regno deperibile " "Beato l'uomo saggio che ha ricercato la verità, e quando l'ha trovata, si posò su di essa per sempre." E' utile ed è un bene per voi, stare nella verità, dal momento che le cose visibili tra gli uomini si dissolveranno - la carne si dissolverà, e se si è giunti al nulla si verrà ad essere tra le cose visibili , tra le cose che si vedono e si verrà straziati dal dolore a causa dell'amore per la fede che un tempo possedevano. Inoltre, coloro che hanno vista tra le cose che non sono visibili, senza quell' amore periranno nella preoccupazione per questa vita. Basta poco e ciò che è visibile si dissolverà " Tommaso rispose e disse: "Che cosa abbiamo da dire di fronte a queste cose? Che diremo ai ciechi? Quale dottrina dobbiamo esprimere a questi miseri mortali che dicono:" Siamo venuti a fare il bene e non maledicono, "e affermano: "Se non fossimo stati generati nella carne, non avremmo conosciuto iniquità"? " Essi sono privi di vedere il regno in quanto amano la dolcezza del fuoco e sono servi della morte e della corruzione. Precipiteranno nell'abisso e saranno tormentati dall'amarezza della loro natura malvagia. Essi andranno all'indietro, verso la disperazione. Essi perseguono questo sconvolgimento senza rendersi conto loro follia, pensando che sono saggi, in realtà il loro corpo la loro mente è rivolta a se stessi, il loro pensiero è occupato dalle loro opere. Ma sono solo bruciati dal fuoco. " Tommaso gli rispose e disse: " io sono più preoccupato per loro, cosa si può fare? Il Salvatore rispose e disse: "Qual è la tua opinione?" Giuda quello che si chiamava Tommaso - disse: "Sei tu, Signore, al quale si addice di parlare, e io ad ascoltare." Il Salvatore rispose: "Ascolta quello che sto per dire e credi nella verità, Ciò che semina e ciò che viene seminato si dissolveranno nel fuoco - il fuoco e l'acqua si nascondono nelle tombe delle tenebre. E dopo un lungo periodo di tempo essi manifesteranno il frutto negli alberi del male, si verrà puniti, uccisi dalla bocca delle bestie e degli uomini su istigazione delle piogge, dei venti, dell'aria e della luce che splende al di sopra. " Rispose Tommaso: "Tu ci hai convinto, signore. Ora sappiamo nel nostro cuore che sia così, e che la tua parola è sufficiente. Ma queste parole che ci parlano di noi sono ridicole e spregevoli al mondo d'oggi poichè sono spesso fraintese. Quindi, come possiamo andare a predicare, dal momento che le tue parole non sono apprezzate in tutto il mondo? " Il Salvatore rispose e disse: "In verità ti dico che chi allontanerà il suo volto da te o ti ghignerà o sorridere a queste cose, in verità ti dico che sarà consegnato al sovrano che regna sopra sopra tutti i poteri, il loro re, il quale li getterà dal cielo verso l'abisso, imprigionandoli in un luogo stretto e buio. Essi subiranno l'amarezza pesante dell' Ade che è costante, non perdona e li perseguiterà. Flagelli di fuoco che gettano una pioggia di scintille in faccia cadranno su colui che viene perseguito. Se lui fugge verso ovest, si trova il fuoco. Se si volta verso sud, si trova anche lì. Se si gira verso nord, la minaccia del fuoco ribollente si incontra di nuovo. Poi il salvatore ha continuato, dicendo: "Guai a voi, senza Dio, quelli che non hanno speranza, che si basano su cose che non accadranno! "Guai a voi che sperate nella carne e nella prigione che perirà! Quanto tempo sarete ignari? La vostra speranza è impostata sul mondo, e le vostre anime si stanno corrompendo. "Guai a voi entro il fuoco che brucia in voi, perché è insaziabile! "Guai a voi a causa della ruota che gira nelle vostre menti! "Guai a voi entro la presa della combustione che è in voi, perché divorerà le vostre carni e lacerare apertamente le vostre anime di nascosto, e si prepara per i tuoi compagni! "Guai a voi, prigionieri, che non realizzate la vostra perdizione, né riflettere sulla vostra situazione, e non avete capito che andate verso le tenebre e la morte!. La vostra mente è squilibrata a causa del rogo che è in voi, dolce sono il veleno ed i colpi del nemico! E il buio è aumentato per voi come un luce, perché abbandonate la libertà per la servitù! avete oscurato i vostri cuori e vi siete arresi alla follia, avete riempito i vostri pensieri con il fumo del fuoco che è in voi! E la vostra luce si è nascosta nella nube. "Guai a voi che abitate in errore, incuranti che la luce del sole che giudica e guarda dall'alto in basso il tutto girerà intorno a tutte le cose, in modo da ridurre in schiavitù i nemici. Non vi accorgete neppure della luna, che di notte e di giorno guarda in basso, guardando i corpi delle vostre stragi! "Guai a voi che amate e vi siete inquinati di rapporti sessuali! Guai a voi che siete chiusi nella morsa dei poteri del corpo, perché vi affliggono! Guai a voi chiusi nella morsa delle forze dei demoni malvagi! Guai a voi che ingannate le membra con il fuoco! Chi è che farà piovere una rugiada rinfrescante su di voi per estinguere la massa di fuoco ardente che giace su di voi? Chi è che farà sì che il sole risplenda su di voi per disperdere le tenebre in voi e nascondere il buio e l'acqua inquinata? "Il sole e la luna saranno una piacevole fragranza per voi insieme con l'aria e lo spirito e la terra e l'acqua. Infatti, se il sole non splende su questi corpi, appassiranno e periranno come erbacce, se il sole, invece, splenderà su di loro, prevarrà la vita e prospererà la terra in cui crescono. E quando l'erba cresce, al padrone, piace ancora di più, perché avrebbe sofferto grandi dolori a causa di queste piante poichè avrebbe dovuto sradicarle. " Poi Gesù continuò e disse loro: "Guai a voi, perché voi non avete ricevuto la dottrina. "Beati voi che avete avuto una conoscenza preventiva degli ostacoli e che fuggono le cose aliene. "Beati voi che siete insultati e non stimati a causa dell' amore che avete per il signore. "Beati voi che piangete e siete oppressi da quelli senza speranza, voi sarete liberati da ogni schiavitù. "Vegliate e pregate di non essere nella carne, ma piuttosto di uscire dalla schiavitù e l'amarezza di questa vita. E quando pregate, troverete ristoro, per aver lasciato alle spalle la sofferenza e la disgrazia . Perché quando si uscirà dalle sofferenze e dalle passioni del corpo, si riceverà riposo dal bene, e tu regnerai con il re, poichè sei andato da lui e lui da te, d'ora in poi, nei secoli dei secoli, Amen. "post correlato:vi presento il mio libroblog DMCA.com AVVERTENZA il contenuto di questo blog è proprietà privata i testi non possono essere ripubblicati né usati per alcuno scopo senza il consenso dell'autore