giovedì 9 agosto 2012
L'ALTRA POSSIBILE IDENTITA' DI GESU' CRISTO (LA FONTE Q)
La fonte Q non è una fonte storica, ma un'ipotesi scientifica.
La validità di questa ipotesi non è ancora stata provata da documenti e forse mai potrà esserlo, poichè, a quanto pare, la suddetta fonte Q è esistita solo a livello orale e pare che non sia mai stata messa per iscritto, dato che venne ben presto superata e ricompresa all’interno di quegli scritti che sono i Vangeli.
La sua validità è sostenuta invece dal fatto che grazie ad essa si riesce a rendere ragione di un grande numero di questioni relative alla redazione dei tre Vangeli sinottici, mentre senza di essa tali questioni resterebbero di difficile soluzione.
Alcuni studiosi hanno suggerito invece che la fonte Q possa essere celata nei vangeli gnostici soprattutto nel cosiddetto Vangelo di Tommaso, che raccoglie oltre cento frasi attribuite a Gesù, in parte presenti anche nei sinottici. Se confermata, la fonte Q può essere considerata una delle maggiori scoperte letterarie del cristianesimo antico, capace di dare una nuova luce sulle origini del movimento cristiano. La sua importanza consiste nel fatto che essa sarebbe anteriore a qualsiasi altro vangelo giunto fino a noi e ciò ne fa il testo di riferimento dei primissimi discepoli di Gesù.
Molti esegeti, soprattutto in ambito tedesco, hanno contribuito alla elaborazione della “teoria delle due fonti” (ovvero, in tedesco, Zwei-Quellen-Theorie), come modello capace di spiegare la storia della redazione dei tre Vangeli sinottici e le loro reciproche interdipendenze: questa teoria postula necessariamente l’esistenza della fonte Q.
Confrontando il testo dei primi tre Vangeli, e quindi affiancandoli l’uno all’altro si possono fare alcune osservazioni:
tutti gli episodi presenti in Marco sono presenti anche in Matteo e in Luca; in questi casi, a volte i tre testi sono uguali tra di loro, altre volte invece Marco presenta un racconto più lungo rispetto al passo parallelo di Matteo o di Luca. Sembra, quindi, che il Vangelo di Marco faccia da guida agli altri due, i quali a volte lo seguono in toto, altre volte lo aggiustano secondo il proprio stile
altri episodi sono presenti solo in Matteo e Luca e non compaiono in Marco. Questi episodi riguardano principalmente detti, discorsi, parole dette da Gesù, e non invece fatti, miracoli, narrazioni. In questi passaggi i Vangeli di Matteo e Luca potrebbero essersi influenzati reciprocamente, oppure potrebbero avere seguito uno scritto comune
esistono infine episodi raccontati solo da Matteo (ad esempio: l’adorazione dei Magi), e altri raccontati solo da Luca (ad esempio: l’annuncio dell’angelo a Maria; la parabola del buon samaritano). In questo i due Vangeli in questione appaiono del tutto indipendenti: sembra cioè che i due evangelisti abbiano avuto a disposizione alcuni materiali in esclusiva, alcuni conosciuti solo da Matteo, altri conosciuti solo da Luca
Dalle osservazioni di cui sopra è nata la teoria delle due fonti. I suoi sostenitori affermano infatti che i primi tre Vangeli siano stati scritti utilizzando lo stesso materiale di base, identificabile in due fonti.
Il Vangelo secondo Marco, o almeno una sua versione iniziale, costituisce la prima fonte; un ipotetico documento,detto appunto Q costituisce la seconda fonte e che corrisponderebbe a parte dei vangeli gnostici. Praticamente, Marco e Q sarebbero i due documenti che circolavano tra le prime comunità cristiane, per mantenere viva la memoria di quello che Gesù aveva fatto e detto nella sua vita. Non è necessario pensare a due documenti scritti, in quanto, la cultura ebraica del tempo era una cultura prettamente orale, in cui tanti racconti venivano fissati in una certa forma senza bisogno di scriverli, ma semplicemente tramandandoli a memoria.
Il vangelo di Matteo, così come quello di Luca, sarebbe stato scritto successivamente, combinando queste due fonti (Marco e Q): prendendo il materiale contenuto in entrambe, per poi mescolarlo e arrangiarlo in una forma adeguata alla sensibilità e all’intento del redattore del Vangelo. Questo spiega perché tutto il materiale di Marco è presente in Matteo e Luca (più o meno rielaborato), mentre il materiale della fonte dei detti (Q) si ritrova solo in Matteo e Luca, ed è assente in Marco.
Chi abbraccia la teoria delle due fonti, deve necessariamente arrivare a due conclusioni, senza le quali tale teoria non può reggersi:
il Vangelo di Marco è il più antico; esso è stato scritto prima degli altri due Vangeli sinottici, dal momento che essi lo hanno usato come loro fonte. Oggi questo dato di fatto e la datazione del Vangelo di Marco a poco prima dell’ anno 70 (anno desumibile da altri elementi testuali) sono conclusioni su cui c’è sostanziale unanimità tra tutti gli studiosi del Nuovo Testamento.
A quanto pare ,accanto al Vangelo di Marco esisteva una fonte Q, una raccolta fissa, stabile, definita di detti di Gesù. Infatti anche questa fonte doveva essere conosciuta da Matteo e da Luca; il fatto che loro la conoscessero non implica necessariamente che questa raccolta fosse scritta.
È importante ricordare che la fonte Q non ci è pervenuta se non celata dietro i vangeli gnostici: a differenza del Vangelo di Marco, fino ad oggi non è stato ritrovato nessun documento antico (papiro, pergamena, frammento) che contenesse la fonte Q, e neppure si conoscono testimonianze di scrittori antichi che abbiano conosciuto tale documento. Essa può essere ricostruita solo in base al contenuto dei Vangeli di Matteo e Luca. La Fonte dei detti, molto probabilmente, nacque come tradizione orale in un ambiente che comprendeva sia predicatori erranti del movimento di Gesù che lo sviluppo di vere e proprie congregazioni locali. Questi detti erano ovviamente trasmessi in lingua aramaica, parlata da Gesù e dai suoi seguaci e doveva contenere riferimenti alla bibbia ebraica ma anche a parti di culti pagani. Insisto comunque nell'evidenziare l'importanza delle fonti "altre" rispetto ai quattro classici vangeli, poichè, ma sempre col beneficio del dubbio, potrebberò ricondurre ad una visione più amplia e veritiera del Cristo, per questo è giusto dare corretto rilievo a gran parte degli apocrifi o gnostici o più precisamente gnostici cristiani, in quanto molti di questi, sono a quanto pare, precedenti ai testi canonici. Il vangelo di Tommaso, per esempio, considerato gnostico, consiste in una sequenza di sentenze paraboliche attribuite a Gesù e presenta solo per due terzi passi conosciuti e riconoscibili nei vangeli canonici (sia pure offrendone una diversa intepretazione), mentre per un terzo contiene materiale assolutamente nuovo, che anche per esso induce ad ipotizzare una fonte ad oggi sconosciuta che potrebbe identificarsi con Q. Ricordo ancora che il numero dei documenti "apocrifi" (alcuni storicamente più antichi dei manoscritti dei canonici) scoperti nel secolo scorso è veramente rilevante e presenta allo studioso delle scoperte che poco corrispondono a quello rappresentato al fedele dalla Chiesa. POST CORRELATO: VI PRESENTO IL MIO BLOG
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