mercoledì 28 marzo 2012

SECONDA PARTE DELLA STORIA....LE CARTE INDIANE DASAVATARA,ANTOINE COURT DE GEBELIN

CARTE INDIANE DASAVATARA
Sebbene il gioco più usato dai mughal fosse una versione di ganjifa a otto carte, i giocatori indigeni (indù) preservarono un antico schema, quello del presunto Kridapatram,in quanto più vicino alle tradizioni della loro terra. Il più importante stile Ganjifa non-Mughal è il Dasâvatâra. Questo termine significa letteralmente "dieci incarnazioni", riferendosi alle varie forme umane ed animali assunte dal dio Vishnu per rivelarsi, in opposizione al male. Il numero di semi del Dasâvatâra Gajifa è dieci (cinque "forti" e cinque "deboli"), e i loro segni riflettono i soggetti del tema religioso. Otto su dieci semi sono standard, presenti in tutti i mazzi, mentre due di essi possono variare da regione a regione, scelti fra un certo numero di opzionali. Comunque, spesso i mazzi Dasâvatâra Ganjifa hanno più di dieci semi: l'aggiunta di due è comune, ma i mazzi più grandi possono arrivare a contenere da 20 a 24 semi (cioè da 240 a 288 carte, una composizione abbastanza insolita). Alcuni nomi dei semi Dasâvatâra sono gli stessi delle incarnazioni a cui fanno riferimento, mentre tutti i segni simboleggiano le loro gesta; ai segni classici, a volte ne vengono preferiti di alternativi. Similitudine con i tarocchi e' evidente nel gioco, composto da 10 serie di 12 carte, in ogni serie da 12 vi e' il re. che rappresenta visnu' (antica divinità indoeuropea che generò il mondo con soli tre passi) ed il visir, che rappresenta krishna (la reincarnazione di visnu') poi seguono 10 carte , i dasavatara (altre 10 incarnazioni del visnu') i quali simboli corrispondono ai nostri denari, coppe, bastoni e spade. Al posto dei denari vi sono conchiglie, pesci e tartarughe. Le coppe sono sostituite da anfore, le spade da archi ed i bastoni da asce. Anche qui, dietro il gioco vi e' un insegnamento nascosto, cioe, la storia del creato ed il compito dei dasavatra di ristabilire l'ordine nella terra ed in se stessi. Mentre i tarocchi si diffondono in tutta l'europa settecentesca come il gioco da salotto piu' famoso, un adepto alla massoneria, antoine court de gebelin, appassionato di archeologia e uomo di grande peso sociale e politico, sconvolge il mondo con una clamorosa dichiarazione, cioe' che i tarocchi non sono altro che la sintesi di un testo sacro egiziano, il lbro di thot. Le credenze egizie vogliono che thot, dio della magia e della sapienza, abbia lasciato sulla terra la sintesi dei 42 libri scritti da lui per svelarci i misteri del creato e fornirci delle previsioni future sull'umanita'. Sfuggite alle fiamme che distrussero gran parte delle biblioteche egizie, furono, secondo de gebelin, ricopiate molte volte dal popolo egizio per paura di perderle nuovamente e successivamente importate da un gruppo di gitani in europa. gli studi di de gebelin vennero definiti assurdi e privi di qualsiasi fondamento storico. L'unico dato certo e' che i gitani, popolo nomade per antonomasia, hanno sempre assorbito e fatte loro le conoscenze apprese nei tanti paesi in cui sostavano, questo ha contribuito alla diffusione in europa di tradizioni e pratiche altrimenti sconosciute. Per quanto fantasiose possano risultare le teorie di de gebelin, bisogna pure riconoscere che non era affatto un uomo cosi' tanto folle ne tanto meno incolto, infatti, egli ricopri' per anni il ruolo di censore reale, fu presidente di una societa' letteraria era grande amico di interessanti personaggi come gli scienziati franklin e lalande, del grande teorico della rivoluzione 'danton e dell'eroe dell'indipendenza americana la ' la fayette, il suo profilo biografico piu' che un folle indica un uomo pieno di ideali e di bisogno di ricercare la verita' . Le sue credenze si basavano sulla teoria che sosteneva che tutti gli uomini venissero da una stessa religione e dalla medesima cultura la quale con il tempo si sarebbe suddivisa e confusa in tante piccole parti. il suo scopo fu quello di ricostruire il passato unico dell'umanita' per poter fare tornare, una volta scoperto, i popoli sotto un unica e pacifica unione. Le sue teorie , per quanto blasfeme e irrazionali potessero apparire nel 1773, oggi risultano molto piu veritiere, in quanto oggi la storia ci insegna che effettivamente esiste una buona possibilita' che un tempo la quasi totalita' delle popolazioni fosse un unico popolo o per lo meno avesse culture e credenze molto similari, dimostrando , come aveva intuito' de gebelin,che in realta' c'e' stato un tempo,contrariamente a quanto fino ad ora si sia creduto, in cui popoli, che oggi appaiono diversissimi, siano stati uguali o per lo meno molto vicini. Da una lettera del 1450 dello scia' hassan abul fazl allam risulta l'ennesimo gioco di carte simile ai tarocchi che sotto l'aspetto di intrattenimento salottiero celava quello della spiegazione del creato. Questo solitamente e' quello che si racconta dei tarocchi,ma questa storia non basta,e' troppo generica e poco soddisfacente. Proviamo a questo punto ad entrare dentro la storia e' capire esattamente cosa possa essere successo e soprattutto perche' nella storia dei tarocchi sono comprese cosi' tante culture a volte molto diverse fra loro.
VOCE CORRELATA:TERZA PARTE DELLA STORIA

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