mercoledì 4 aprile 2012
I PRESUNTI SEGRETI DI POLIZIANO E DELLE SUE OPERE: le stanze per la giostra e la fabula di orfeo
Di certo si sa che Poliziano ad un certo punto abbandona la composizione dei testi poetici e si dedica allo studio dei veri testi dei filosofi dell'età antica. Ciò accade durante il suo profondo sodalizio con pico della Mirandola, già amico da tempo ( i due frequentavano, da tempo, l'accademia neoplatonica di firenze) con il quale, però, instaurerà una grande intesa in seguito. Come pico della mirandola e come i membri dell'accademia neoplatonica di firenze, a quanto pare anche Poliziano, sosterrà che il pensiero filosofico e religioso ha un unico filo conduttore, esso parte dall'orfismo passa per Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele fino ad arrivare alla società moderna. Partendo da questo molti storici confermerebbero l'appartenenza di poliziano a certi ordini segreti ( templari) ed una sua vocazione verso le credenze orfiche, le quali saranno da lui, sempre mescolate alla sua salda fede cristiana. Tali credenze ed appartenenze, parrebbe che possano essere evidenti nelle sue opere, nelle quali, si pensa che intrinsecamente vi si possa leggere proprio la parte ' segreta' del grande poliziano. LE STANZE PER LA GIOSTRA: quest'opera fu composta fra il 1475 ed il 1478 per celebrare la vincita del suo benefattore giuliano de medici alla giostra del 1475, il poliziano si proponeva di rappresentare un torneo cavalleresco, ma a causa della prematura scomparsa di giuliano rappresenterà soltanto le prime due parti escludendo, suo malgrado, la descrizione del torneo. Negli unici due libri, il poeta, indugerà soltanto su argomenti d'amore, di bellezza e di mitologia. Nel primo libro, racconterà l'amore di giuliano per Simonetta Cattaneo la quale sarà trasformata in una ninfa dal poeta, nel secondo vi è il racconto di cupido, verso la madre venere, di questa incantevole amore di giuliano. Quest'opera, da sempre è definita affascinante per la raffinatezza e la ricerca classica della quale è composta, è stata anche oggetto di studio verso chi sostiene una possibile appartenenza di poliziano all'ordine dei templari, infatti, si sostiene che vi siano delle strane similitudini fra le stanze e la primavera di botticelli, quest'ultima piu' volte sospettata di nascondere messaggi criptati di appartenenza templare. Effettivamente, se si osserva bene la ' primavera' di botticelli e ci si sofferma con attenzione, si nota che nella posizione delle mani delle figure, vi e'riprodotta in maniera criptata, una data: 14 marzo 1319, tale data sarebbe proprio il giorno, il mese e l'anno in cui venne ricostituito l'ordine templare dopo secoli di silenzio. A sua volta molti versi della stesura delle stanze per la giostra di poliziano, descrivono esattamente i personaggi e le situazioni che si vedono nel dipinto botticelliano come a voler riprendere in maniera occulta la stessa identica data, pare proprio che il poeta volesse ricordare agli adepti che la 'primavera'(cioe' la rinascita dei templari) e' arrivata e che quindi l'ordine e ora tornato a risplendere. LA FABULA DI ORFEO: scritta nel 1480, fu commissionata dal cardinale Francesco Gonzaga presso il quale l'autore dimorò. L'argomento dell'opera fu suggerito dai classici: il mitico poeta Orfeo scende nell'Ade (regno dei morti) per riportare sulla terra la moglie Euridice, morta in seguito al morso di una serpe, mentre fuggiva inseguita da un pastore innamorato di lei, ma Orfeo la perde per sempre proprio quando s'illude d'averla salvata.
La prima parte del componimento è costituita da un dialogo tra due pastori, il giovane Aristeo ed il vecchio Mopso. Aristeo racconta del suo amore non corrisposto per Euridice e canta una sua mirabile canzone per sfogare il proprio tormento amoroso. Sullo sfondo appare Euridice, attraverso le parole del garzone Tirsi. La seconda parte descrive la discesa di Orfeo negli Inferi e la definitiva perdita di Euridice. La favola di Orfeo presenta, fin dall'inizio, un mondo dove il vero dramma non esiste: il lamento e la passione di Aristeo si dissolvono nella musicalità dei versi e persino il dolore di Orfeo non è lamento, ma armonioso canto. Anche in quest'opera ci sono delle cose poco convincenti, non puo' non far riflettere il poco dolore di Orfeo, il quale appare , stranamente, come se non fosse disperato per la perdita di Euridice, come se la morte che la porta via non è da lui temuta, ma addirittura quasi festeggiata. Morte ma felicità, morte ma serenità,perdita degli affetti terreni ma ilarità, questi sono, curiosamente, i punti cardini dell'orfismo dove la morte e l'allontanamento dalle cose terrene sono spesso un cambiamento positivo, esse infatti per questo culto rappresentano l'avvicinamento alla purezza ed al cielo, sono sinonimo appunto di felicità e serenità. Da questo, pur rimanendo solo supposizioni, si può dedurre un possibile legame del poeta al culto orfico pagano e ed un tentativo criptato di diffonderlo.
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